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SE OSAMA BEVEVA COCA COLA

 Le prime pagine continuano ad essere piene di notizie sull’uccisione di Bin Laden: manca il corpo, il presidente Usa non mostra le foto, lo hanno prima bloccato – dice la figlioletta – e poi ucciso a sangue freddo. Tutte notizie superflue, secondarie; a meno che non servano a dimostrare un preciso teorema: l’America di Obama è crudele tale quale l’Al Qaeda di Osama; tra il terrorismo islamico e l’imperialismo americano difficile dire quale sia il male peggiore.

Se vogliamo è già un passo avanti rispetto ai tempi del Vietnam, quando il male erano gli invasori americani e il bene invece gli altri invasori cioè i comunisti nordvietnamiti. Non ci commuoviamo per lo zio Bin come facevamo per lo “zio Ho” (Ci Min), ma la logica resta la stessa: antiamericanismo da strapazzo.

Così le notizie interessanti vengono confinate nelle pagine interne. Come quella che leggo su una colonna in fondo a pagina 6 del Corriere: “Ordinava casse di Coca Cola”. Raccontano i negozianti pakistani di Abbottabad che Bin Laden e il suo enturage erano consumatori abituali proprio della bevanda Usa per eccellenza.

Sacrosanto aver eliminato lo sceicco del terrore, sia chiaro. Ma viene da pensare che Osama avebbe perso comunque. Perchè è difficile pensare che vai alla Jihad, e che la vinci, bevendo Coca Cola… Come è improbabile che un amante degli hamburger Mc Donald’s diventi monaco eremita a Camaldoli.

L’assunto di Feuerbach “l’uomo è ciò che mangia” contiene un fondo di verità. Fondo che si amplia se lo trasformiano in “l’uomo è ciò che consuma”: beni materiali e immateriali come nuovi costumi, abitudini sociali, emancipazione femminile etc. E’ questo il tanto vituperato “consumismo”, su modello americano, che si è diffuso in tutto l’Occidente e l’ha permeato cambiandolo radicalmente.

Vituperato, ma è lui, il consumismo, che ha messo in crisi la Chiesa cattolica e ha messo in ginocchio il mondo comunista. Si è ripetuto anche ora, in occasione della beatificazione, che Wojtyla avrebbe fatto crollare il comunismo. Il Papa polacco avrà dato un contributo. Ma desisiva è stata la comunicazione, la televisione satellitare che non poteva essere criptata, e che ha mostrato appunto i consumi, il tenore di vita, le libertà del mondo Occidentale: questo ha spinto i cittadini alla rivolta e fatto implodere i regimi dell’Europa dell’Est.

Magari ad essere un po’ ottimisti, si può pensare che lo stesso stia accadendo nel mondo arabo; dove un ruolo decisivo lo gioca proprio la nuova comunicazione sulla rete. Di certo le piazze di Tunisi, del Cairo, di Damasco non hanno chiesto più moschea, ma se mai più Coca Cola: vogliono cioè più consumi, più benessere, più libertà; non più fanatismo religioso né sembrano attratti dalla guerra santa.

Non abbiamo visto bandiere americane bruciate durante queste rivolte popolari. Continuamo a bruciarle solo noi sulle prime pagine dei nostri giornali, dove si tenta di dimostrare che l’imperialismo di Obama vale il terrorismo di Osama. Mentre le notizie interessanti le confiniamo all’interno.

 

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