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“LEGATO” BRICOLO VADE RETRO!

 Lo ha capito Eugenio Scalfari, speriamo lo capisca anche Umberto Bossi.

E’ sacrosanto che sulla testata di Repubblica resti scolpito da qui all’eternità “Fondatore Eugenio Scalfari”, perchè dalla morta gora della carta stampata lui riuscì a far emergere un quotidiano che se non è il primo per copie vendute è di certo il secondo. Ma Scalfari non pretende di essere lui che oggi sceglie il direttore di Repubblica e nemmeno il caposervizio dell’edizione di Bologna.

Così il nome di Umberto Bossi merità di restare scolpito come “Fondatore” sul simbolo della Lega Nord, perchè dal nulla senza soldi, senza banche, senza poteri più o meno forti alle spalle, riuscì a dar vita ad un partito che ora (in Veneto) è il primo partito politico. Ma non pretenda di contuinuare a dirigerlo, di gestirlo come fosse cosa sua, di inventarsi una sucessione nordcoreana, di mandare “legati” in Veneto…

Oggi la Lega è diventato un moderno partito del Nord Italia. Che governa regioni, grandi città, provincie, che entra nei cda delle banche. Giustamente perchè, se vuoi governare, devi avere in mano le leve del potere reale. Ma non puoi più farlo, con le ampolle, le camice verdi, le corna in testa, i prati di Pontida, i “legati” e i “cerchi magici”…Vi pare che un grande partito possa essere guidato dal Trota, dalla Martini e da Rosy Mauro con Manuela Bossi dietro le quinte? Mettiamoci anche Elisabetta Tulliani, ed è certo che la Lega non avrà né Futuro né Libertà…

Fra i tratti folcloristici della Lega d’antan, preoccupata di darsi una infarinatura culturale, c’era il recupero di questo termine dal diritto romano: i legati. Che sarebbero i commissari inviati a domare i leghisti “ribelli”, cioè non allineati ai lombardi. E così adesso si parla di un Federico Bricolo “legato” della Lega Veneta. Da un anno circa Bricolo già lega i leghisti padovani, cioè impedisce loro di scegliersi un segretario che non sia pronto a baciare la pantofola al “cerchio magico” passando dalla via del prosecco di Paolo Gobbo. Adesso vorrebbe (o dovrebbe) legare allo stesso carro di sicofanti anche tutti gli altri leghisti veneti.

A questo punto mi sia consentita una breve digressione. Tanti anni fa mi sono laureato con Gianfranco Folena, padre dell’on. Pci-Pds Pietro Folena, un docente universitario straordinario (il padre). Qualche anno fa avevo un frastidioso mal di schiena, che né clinici né ospedalieri riuscivano a curarmi; Albino Bricolo, padre di Federico, me l’ha risolto in cinque minuti. Un grandissimo medico.

Per me i Folena e i Bricolo, quelli veri, restano i padri. Sui figli ho qualche perplessità.

Anche Folena junior finì a fare il “legato”, cioè il commissario del suo partito in Sicilia e non gli disse bene: fu l’inizio della sua fine politica (fece un ultimo passaggio parlamentare con Rifondazione e poi a casa). Un esito da non augurare all’attuale presidente dei senatori della Lega Nord.

Che Bricolo non contribuisca a farla diventare una Lega Nord…coreana. Che non si impegni a cercar di ridurre i leghisti veneti in lecchini di pantofole lombarde. A meno che la sua ambizione non sia trasformarsi nella controfigura di Gobbo…


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