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PROSTITUTE, CLIENTI E FALSI MORALISTI

In materia di prostituzione da cinquant’anni produciamo solo chiacchiere e nessun fatto, cioè nessuna nuova legge organica.E dire che basta un dato numerico a ricordarci quanto il fenomeno sia mutato: nel 1958 la chiusura delle case produsse 2 mila“disoccupate” che tante erano allora le prostitute in servizio; oggi in strada e non solo in strada si calcola che siano oltre 100 mila. Eppure si blatera a vuoto e periodicamente senza decidere mai nulla. Perché? Credo che ogni intervento concreto sia bloccato da due falsi moralismi complementari.

Il primo riguarda le prostitute che – versione del povero don Benzi – sarebbero tutte schiave costrette a vendersi. Di conseguenza non serve regolamentare il fenomeno, basta sconfiggere il racket per liberare le lucciole e vederle, liete e giulive, mettersi a fare chi la sartina, chi l’operatrice del sociale, chi la badante…

Il falso moralismo impedisce cioè di prendere atto che una quota consistente di prostitute lo fa per scelta libera e consapevole. E con motivazioni non molto dissimili da quelle che spingono ad abbracciare…il giornalismo. Indimenticabile la battuta del mitico Luigi Barzini: il giornalismo? Che professione infame! Non hai orari, in piedi di notte, impegnato anche la festa quando tutti gli altri riposano, ma…piuttosto che lavorare!…Tali è quali le prostitute: anche loro in piedi la notte, senza orari, col rischio di dover accontentare clienti sgradevoli (tipo intervista ad un leghista), ma…piuttosto che lavorare!…

Se accettiamo che per molte prostitute questa professione è una libera scelta, forse riusciamo anche ad abbandonare l’altro moralismo falso e pretesco che demonizza i clienti. Spesso dipinti come esseri subumani, disabili del sesso, che per soddisfare la loro bramosia non esitano a comprare i corpi. Ma a chi li venderebbero i loro corpi le prostitute libere e consenzienti se non ci fossero anche degli acquirenti? Non è semplicemente uno scambio solare e non ipocrita tra adulti liberi e consenzienti in una società non bigotta?

Chi è l’essere depravato e subumano: quello che compra il rapporto sessuale al prezzo pattuito e senza alcuna costrizione da parte di chi lo vende? O quello che per ottenere la stessa cosa(o, peggio ancora, per conquistare il patner) promette affetto, sicurezza, simula interesse, o giunge addirittura a giurare amore eterno salvo cambiare idea di fronte alla nuova opportunità?

Mentre noi continuiamo a stracciarci le vesti per le povere ragazze tutte schiavizzate e quei porci dei clienti tutti depravati, gli altri Paesi più seri e laici procedono: come la Spagna che ha istituito centri del piacere autogestiti e controllati. Perchè è vero che lo Stato non può fare il pappone (e fu sacrosanta la volontà della Merlin di chiudere i casini statali) ma lo Stato non può nemmeno far finta che il fenomeno non esista: deve cioè intervenire, regolare, dare garanzie sia di ordine pubblico che sanitarie. Solo nel (nostro) Paese dei falsi moralisti ci si limita a gridare la denuncia e lo sdegno, certi che tutto resti come prima.

 

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