Che il Padova sia una squadra costruita per tentare il salto il B nessuno si sogna di metterlo in dubbio. L’organico, ben fornito in tutti i reparti, è dotato sia di giocatori che per la Prima divisione sono un lusso sia di giovani che si stanno dimostrando, di domenica in domenica, sempre più interessanti e affamati di gloria. Se i biancoscudati ieri hanno vinto col Cesena il primo scontro diretto del campionato l’applauso va fatto a tutti loro, dal primo all’ultimo: a Di Nardo che, dopo mesi in panchina, si è fatto trovare pronto (sì, perchè il Padova di giocatori di lusso ne ha talmente tanti da potersi permettere anche di tenerne fuori qualcuno), a Varricchio, che ha dimostrato una volta di più quanto è generoso, a Rabito che ha disputato un primo tempo su altissimi livelli, pur avendo una caviglia slogata e dolorante, a Pederzoli, che ha saputo dettare i tempi alla squadra in maniera eccezionale, ai centrali della difesa che non hanno fatto passare nemmeno uno spillo. A tutti, insomma. Ma un battimani scrosciante e speciale non si può non rivolgerlo ancora una volta all’allenatore, Carlo Sabatini. Per la seconda volta dall’inizio del campionato si è ritrovato un ostacolo da superare. L’inesperienza poteva giocargli un brutto scherzo e invece si è dimostrato assolutamente all’altezza pure in questa occasione: dopo la sconfitta di Novara, è riuscito a tirare fuori il meglio dai suoi dal punto di vista motivazionale e li ha fatti ripartire di slancio grazie al successo per 3-0 sulla Pro Sesto. Stavolta invece ha saputo cambiare in corsa il modulo, trasformando il 4-3-3 in 4-3-1-2 e offrendo agli occhi dei tifosi un Padova altrettanto bello, anzi addirittura più bello di quello ammirato fin qui, mettendo i giocatori nelle condizioni di esprimere al meglio le proprie qualità e caratteristiche. Se qualcuno aveva ancora dei dubbi se li tolga per piacere: Carlo Sabatini è un signor allenatore. Non è "di marca", ma se va avanti così presto lo diventerà.
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