I numeri non mentono mai. E se alla decima giornata il Padova, su trenta punti a disposizione, ne ha portati a casa quindici (ovvero la metà esatta) vuol dire che non è da primi posti. Se alla visione generale del campionato fin qui disputato dai biancoscudati si accosta l’analisi della parte relativa alle trasferte le cose vanno ancora peggio: solo quattro i punti che Faisca e compagni hanno portato a casa lontano dall’Euganeo, frutto della vittoria al Bentegodi di Verona e del pari a Legnano che, se non fosse intervenuto il gol all’ultimo momento di Varricchio, sarebbe stata la sconfitta più cocente di tutte. Per il resto solo sconfitte, una pesante e senza appello a Novara e altre due maturate con lo stesso canovaccio: ovvero il Padova che fa la partita ma che non affonda l’unghiata decisiva, che non ci mette quel pizzico di determinazione in più per portare gli episodi dalla sua parte.
Detto questo, ora la palla passa a Carlo Sabatini. Io continuo a nutrire la massima fiducia nella sua capacità di capire il materiale umano che ha a disposizione e di tirarne fuori il meglio. Dovrà trovare lui la strada per trasformare questo Padova bello in casa anche in Padova da… esportazione. Il tempo è ancora dalla sua parte, lasciamolo lavorare.
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