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CHE DUE PALLE!

Penso sia proprio questo il pensiero più ricorrente che è passato per la testa dei tifosi dopo l’ennesima sconfitta maturata attraverso il medesimo identico preciso copione. Sì, proprio "che due palle!". "Che due palle" perchè non si può ogni volta salire sull’ottovolante e, sul più bello che ci si comincia a divertire, sentirsi dire dal giostraio: "belli, è ora di scendere, il giro è terminato".

I tifosi sono stanchi degli alti e bassi di questa squadra e hanno tutte le ragioni di questo mondo. Ha ragione Falsini quando dice: "se perdi contro un’avversaria che ti ha messo sotto, vai a casa bastonato, ma consapevole che hai dei limiti. Ma il Monza ha messo in campo l’anticalcio. Se esci sconfitto così, non possono non girarti i cosiddetti…". Già, ma allora qual è il problema? Secondo me solo in parte è questione di tattica, di 4-3-3 votato all’attacco o di 4-4-2 attendista, con tutti gli uomini dietro la linea della palla. Sabatini, da sempre sostenitore (secondo me, a ragione) della teoria per la quale anche fuori casa il Padova deve provare a fare la partita e a vincere, ieri, di fronte al quarto ko fuori casa della stagione, si è ricreduto, affermando che d’ora in avanti proverà altre soluzioni, come fanno molte altre realtà in Prima divisione, anche di spessore (pensiamo alla Cremonese), quando scendono nei campi altrui.

Eppure resto convinta che non sia questo il problema o perlomeno non solo questo. Perchè è vero che ieri il Monza ha alzato le barricate e trovare spazi era difficilissimo, ma è altrettanto innegabile che, se il Padova avesse giocato tutti e novanta i minuti con la voglia e la determinazione che ha messo nell’ultimo quarto d’ora, non sarebbe finita 1-0, bensì almeno 1-3. Con qualunque modulo. E allora il problema non è il tridente. E’ la testa. Ha ragione un collega che stamattina mi ha detto: "una squadra che vince lottando due partite di fila e alla terza perde per disattenzioni evitabili contro un’avversaria di basso spessore, non è matura al punto giusto. Questa è la differenza tra una buona squadra, qual è senz’altro il Padova, e un’ottima squadra". 

Ecco, è proprio questo il punto. Il Padova deve diventare una grande squadra. Le armi le ha, la forza, anche caratteriale, pure, perchè l’ha dimostrata in più di un’occasione. Manca l’ultimo passo e i biancoscudati devono darsi una mossa a farlo per diventare grandi davvero. Se no, torneremo a "lacrime e sangue" e le prime, purtroppo, non saranno più di gioia.         

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