"Il giorno dei giorni", come lo definisce Ligabue, è arrivato. Domani il Padova affronterà il Ravenna all’Euganeo a partire dalle 16 tentando di percorrere fino in fondo la strada che porta alla serie B.
"Attimi e secoli, lacrime e brividi", prosegue la stessa canzone, descrivendo esattamente tutto ciò che sarà questa delicatissima partita per lo stato d’animo di ciascuno di noi. Ogni frazione di secondo ci regalerà un’emozione unica e se magari avremo la fortuna (anzi no: la bravura!) di passare in vantaggio (magari con un bel gol dell’Airone) ogni attimo successivo sembrerà un secolo fino al novantesimo. Se poi andrà bene saranno lacrime di gioia, saranno brividi di intensa passione biancoscudata.
Così la vivremo noi, sugli spalti.
Proseguendo sempre con la canzone del Liga, si trova spunto anche per descrivere lo stato d’animo dei giocatori, che sicuramente saranno carichi come molle per affrontare la grande sfida ma anche comprensibilmente tesi. "Tutto da fare e niente da perdere", dice il testo. Ecco, credo sia proprio questo il monito con cui i ragazzi devono approcciarsi alla partita.
Nelle ultime sei giornate di campionato hanno dimostrato che quanto a impegno, capacità, abnegazione, spirito di sacrificio e caratura tecnico tattica non sono inferiori a nessuno. Non fosse stato così non sarebbero cadute davanti a loro, una dopo l’altra, squadre come la Cremonese, l’ostico Monza, il Pergocrema, il Lecco e la Reggiana. E la Pro Patria all’Euganeo avrebbe portato a casa vittoria e serie B al posto del Cesena.
Il test di verifica se lo sono già fatto insomma e l’hanno superato a pieni voti. Ora, oltre a tutto ciò che ho citato prima, occorre aggiungere all’impasto della torta un pizzico di incoscienza e leggerezza. Intese nel senso positivo del termine.
Se scende in campo con troppa tensione rischia di ritrovarsi la mente annebbiata e le gambe pesanti. Se invece tira un bel respirone e si rende conto che mezza impresa l’ha già fatta e che proprio da quello che ha già fatto deve trarre ottimismo e consapevolezza, allora non ci sarà Ravenna che tenga.
Vai, grande Padova.
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