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SENZA VOCE MA CON TANTA GIOIA NEL CUORE

Ieri, ad un certo punto, mi sono messa una mano sul cuore.

Batteva fortissimo, lo sentivo quasi uscire dal petto. Era impazzito esattamente come quello degli altri 2.000 tifosi che hanno letteralmente invaso Ravenna, surclassando il locale tifo romagnolo sia sotto il profilo numerico che sotto l’aspetto dei cori e dell’incitamento alla squadra. 

Non ho pianto alla fine, ma solo perchè un nodo mi ha stretto la gola impedendomi di fare uscire tutta l’emozione che avevo dentro. Scrivo queste sensazioni perchè so che, chiunque le leggerà, vi riconoscerà anche le proprie.

Non ho più voce, l’ho lasciata a Ravenna. Questa è la gioia più grande che provo da quando seguo il Padova come giornalista. L’altro grande momento di felicità l’ho sentito nel 2001, quando lo sceriffo Franco Varrella e i vari Centofanti, Bergamo, Ferronato e Tasso ci hanno portato dalla C2 alla C1. Ma allora fu un successo netto, un primato assoluto in classifica, che passò attraverso un unico momento di difficoltà, intorno a novembre. Momento da cui i biancoscudati di allora uscirono inanellando qualcosa come sette vittorie di fila.

Stavolta è diverso perchè eravamo spacciati, a meno sette dal quinto posto a sole sei giornate dalla fine. Sembrava che avessimo davanti il baratro e invece che precipitare i giocatori hanno aperto le ali e hanno iniziato a volare. Troppo eroica l’impresa. Troppo bravi Faisca e compagni a tirare fuori gli attributi e la personalità che ora sta esaltando una città intera. 

La partita di ieri ha racchiuso nei suoi novanta minuti esattamente tutto l’andamento dell’ultima parte del campionato: il rigore sbagliato da Pederzoli è stato come la sconfitta interna col Ravenna del 5 aprile. Sembrava finita invece sono arrivati allora il successo sulla Cremonese che ha riaperto i giochi, ieri il gol di Patrascu su punizione che ha lanciato il Padova verso la vittoria. Sembrava che la rete di Zizzari fosse come quella del pari del Monza il 19 aprile e che stroncasse sul nascere le velleità biancoscudate invece il 19 aprile  arrivata la deviazione vincente di testa di Bovo, ieri il colpo di nuca di Falsini.

Ora l’ultimo ostacolo si chiama Pro Patria. Sarà dura, come sempre, ma questo Padova può davvero continuare a stupirci. E volare ancora più in alto.

Vai, grandissimo Padova.       

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