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IL CASO VARRICCHIO, SECONDA (E ULTIMA) PARTE

 

Il dato di fatto, e dunque il punto di partenza di questo mio post, è che ieri sera Massimiliano Varricchio, all’inaugurazione della mostra del centenario, non c’era. Me ne sono accorta subito nel salone interrato del centro culturale Altinate San Gaetano che l’Airone mancava e, come me, anche gli altri giornalisti e i tifosi presenti che già poco dopo il taglio del nastro sono venuti a chiedermi numerosi il perchè della sua assenza. 

Prima di trarre qualunque conclusione, ho fatto l’unica cosa che c’era da fare per capirne di più: gli ho telefonato, per sentire la sua versione dei fatti. Max non aveva molta voglia di parlare e mi ha ribadito di essere in silenzio stampa con tutti per scelta fatta ancora quest’estate: al suo presente e al suo futuro, con o senza la maglia del Padova addosso, non ha voluto nemmeno accennare. L’unica cosa che mi ha detto è stata: "Credimi, Martina, che, se non sono venuto stasera, ho un motivo più che serio e valido". Della serie: non è stato un dispetto, non è stata una presa di posizione a priori, se non sono venuto è perchè proprio non potevo. 

Clic, telefonata finita.

Verità assolute questo colloquio non me ne ha offerte. Però, affidandomi alle mie sensazioni e alla conoscenza della persona che ho maturato in questi due anni e mezzo, mi sento di dire che credo a Max quando dice che, se ha disertato, il motivo non è una semplice scaramuccia. E questo perchè credo che uno col carattere come il suo, che non te le manda certo a dire, non si sarebbe fatto problemi a dirmi che si trattava di una ripicca se ciò fosse stato vero. Cioè, se veramente Varricchio non fosse andato alla mostra del centenario per fare un dispetto, penso che l’avrebbe ammesso, senza problemi. Perchè se lui pensa una cosa e la fa, non ha problemi a rendere ragione del proprio operato.

Ciò premesso, è però innegabile che qualcosa si è rotto dentro di lui. Che non è più il Varricchio di sempre. Che la quasi cessione di quest’estate negli ultimi giorni di calciomercato gli ha lasciato un segno molto profondo e una ferita che non si rimarginerà mai. Penso quindi che, anche se riprenderà senz’altro ad allenarsi una volta che il medico gli darà il via libera (e da quel che ho capito non vede l’ora, dovrebbero mancare al massimo 15 giorni!) e, quando giocherà, darà il massimo per fare la differenza e far vincere il Padova, non senta più questa società come il suo posto ideale. 

Mi sa proprio che a gennaio non sarà più dei nostri. E mi dispiace vedere uno dei protagonisti della promozione in B, uno che nonostante un paio di infortuni non da poco è riuscito a fare 28 gol in due anni, andarsene via così.

Ma tant’è… Mi sa che non ritornerà sui suoi passi, duro e puro com’è.   

  

 

   

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