La scorsa settimana, come sapete, ho avuto il piacere di scrivere l’articolo di Padova-Salernitana per la "Gazzetta dello Sport". Il giorno dopo, ovviamente, sono corsa in edicola a comprarne una copia per conservarla e, esattamente come è successo a molti di voi, il titolo scelto per il mio pezzo dai redattori del quotidiano sportivo per eccellenza, ovvero "Padova, una vittoria che profuma di A", mi ha molto colpito. Molti tifosi temevano che cotanto ottimismo portasse sfortuna e magari stasera a maggior ragione lo pensano, visto che i biancoscudati sono caduti a Lecce. A me invece quel titolo è rimasto impresso proprio perchè ho capito che ormai non siamo solo più noi padovani, tifosi e addetti ai lavori, a pensare che questa squadra sia forte e abbia le carte in regola per non accontentarsi della tranquilla salvezza. Lo pensano anche alla Gazzetta dello Sport, lo pensano anche le avversarie, soprattutto quelle che la scorsa estate sono state costruite con l’ambizione del salto di categoria. Insomma, lo pensano tutti, anche chi non ha questi colori nel cuore.
Il vero banco di prova di questa "sensazione" passava però proprio per il Via del Mare di Lecce: fosse arrivato il risultato positivo, che ad un certo punto era assolutamente alla portata del Padova, non ci sarebbe stato più alcun dubbio sui reali obiettivi del gruppo di Sabatini. Invece si è incappati, e pure rovinosamente, in una sconfitta. Il che non è in sè una cosa grave, visto che si tratta appena della seconda stagionale ed è immeritata esattamente come quella rimediata a suo tempo a Crotone. E’ il come è maturata che spinge a riflettere su quanti passi avanti il Padova deve ancora fare per diventare una grande.
Può capitare di perdere immeritatamente e succederà in chissà quante partite ancora, in tutti i campionati del mondo, che in pochi secondi un episodio ti faccia cambiare la direzione del pollice, da alzato a "verso". E’ che il Padova deve imparare a chiudere le partite quando ne ha l’opportunità. Stasera ne ha avuta l’opportunità. Anzi ne ha avute ben due, in un momento in cui il Lecce non ci stava a capire più nulla. Non si può lasciare all’avversario (specie quando si chiama Lecce) la possibilità di riprendersi dal pugno sul muso ricevuto e di rientrare in partita. Ecco, su questo bisogna lavorare, fermo restando, ripeto, che comunque la prestazione dei padovani in casa della prima in classifica è stata nel complesso buona e che siamo ben lungi dal drammatizzare.
Lascia un commento