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SEGNALI

Cano in campo al posto di Agliardi. A testimonianza del fatto che, d’ora in avanti, non vale più alcun diritto acquisito. Tutti, portiere compreso, si giocheranno la maglia da titolare di settimana in settimana. A seconda di come si sono mossi e di quello che hanno dimostrato, tecnicamente e umanamente, durante gli allenamenti.  

Daniele Gasparetto e Giacomo Bonaventura in tribuna. Morosini in panchina. Anche sotto questo profilo Nello Di Costanzo ha dimostrato di non guardare in faccia a nessuno e di voler far giocare chi gli sembra possa garantire la migliore prestazione in quella precisa partita sotto tutti i punti di vista. Il fatto che mandi in tribuna un giocatore che è fresco di convocazione in nazionale under 21 la dice lunga in questo senso.

La fascia di capitano a Vincenzo Italiano. Di questo giocatore si sta dicendo in questo momento di tutto e di più. C’è chi sostiene che è un bidone, chi dice che non ha palle, chi pensa addirittura che in questo momento stia tirando indietro la gamba, chi dice che magari è semplicemente stanco e annebbiato. Io dico altrettanto semplicemente che questa squadra è costruita intorno a lui e quindi dal miglior Vincenzo Italiano bisogna ripartire se si vuole agguantare la salvezza. C’è poco da fare. Penso dunque che Nello Di Costanzo, dandogli la fascia, gli abbia fatto capire che lo stima e che vuole che sia lui a traghettare la squadra fuori dalla crisi. Vincenzo lo ha capito perfettamente e sono sicura che, ora che è guarito completamente dall’infortunio al piede, lo farà. 

Non si sono presi gol stupidi. E in un paio di occasioni, quando Troianiello è ripartito sulla destra, la buccia di banana il Padova di questi tempi avrebbe pure potuto pestarla. Non l’ha fatto, anche questo rispetto al recente passato è un passo avanti.  

Questi sono i segnali che ho visto nella prima partita del Padova targato Nello Di Costanzo. Da questi il Padova deve ripartire per fare ulteriori passi avanti, smettendola di affidarsi ai lanci lunghi e ai cross dalla trequarti che non servono a niente. E tornando a buttarla dentro quando ne ha l’occasione.

Certo, lavoro ce n’è ancora da fare e pure tanto. Ma partiamo dai segnali diversi che questa sfida ci ha offerto e non dai soliti difetti, per una volta.  

 

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