Un giorno, mentre attraversavo un momento particolarmente delicato della mia vita e non vedevo la fine del tunnel nonostante mi ci impegnassi davvero con tutta me stessa, venne in mio aiuto un amico che, asciugandomi le lacrime che non avevo più voglia di versare, mi disse: "Martina, siamo fatti di carne, lacrime e sangue. E chiunque voglia anche solo evitare uno di questi tre elementi nella vita, non ha capito nulla".
E’ stato un modo molto raffinato, il suo, per farmi capire che evidentemente in quel momento dovevo stare male per vivere un’evoluzione che mi avrebbe poi portato a stare bene. Che se decidevo di prendere una scorciatoia e di "evitare" anche solo una delle cose che mi scoppiavano dentro e mi dilaniavano non sarei mai maturata. Aveva ragione in pieno.
Non esiste traguardo importante raggiunto senza sofferenza. Ecco perchè, trasportando questo insegnamento sul piano calcistico, oggi mi sento di dire che da qui al prossimo 30 maggio ci sarà da soffrire e anche parecchio. Il Padova è penultimo in classifica, a pochi metri dal baratro ma ad altrettanta poca distanza da una zona più tranquilla. Ci può mettere un attimo a sprofondare, ma può bastare anche solo una vittoria a rilanciarlo.
Questa, volente o nolente, è la barca in cui ci troviamo. Se decidiamo di rimanerci sopra dobbiamo aggrapparci al primo tempo di Ancona, alla rediviva compattezza, alla prestazione di Renzetti come ala sinistra, al gol (anzi ai gol) ritrovati, per quanto uno dei due sia stato un gentile regalo del portiere avversario. Dobbiamo aggrapparci alla mano di Nello Di Costanzo che comincia a vedersi e a produrre qualche effetto. Certo, non siamo ciechi: gli attaccanti non segnano dal’11 dicembre e abbiamo buttato via tre punti d’oro a causa di un quarto d’ora di follia. Ma questi siamo e con questa squadra si deve arrivare alla fine della stagione, prima di tirare il bilancio definitivo: meglio allora aggrapparsi pure alla speranza che, anche sotto questo profilo, Di Costanzo riesca in qualche modo a lavorare.
Se decidiamo invece di scendere dalla barca e di metterci fin da ora il cuore in pace, che tanto l’anno prossimo torneremo ad iscriverci in Lega Pro o, peggio ancora, falliremo perchè Cestaro svenderà la società come fa con i saldi nei suoi supermercati, allora eviteremo certo di soffrire. Ma il nostro cuore rimarrà orfano di una grande passione, quella che solo questa squadra, per quanto sgangherata e spesso e volentieri da prendere a calci, riesce a trasmetterci.
Prendere o lasciare. Tenersi questa "fidanzata" che ci fa morire ma ci sa anche far rinascere oppure lasciarla per vivere una vita più tranquilla. Rimanere sulla barca con il mare in tempesta oppure scendere in un porto sicuro. Senza sofferenza sì, ma anche senza il fuoco dell’ardore e della passione, senza gli alti e i bassi che solo un grande amore può regalare.
Io ho deciso di rimanere a bordo. Voi che fate?
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