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LA PARTITA PIU’ DIFFICILE

La partita più difficile dell’anno il Padova l’ha già giocata.

Era quella di stasera. Perchè era più che prevedibile che, aldilà delle dichiarazioni di facciata della settimana, Daniele Arrigoni l’avrebbe preparata esattamente come la sua Triestina l’ha interpretata: fase difensiva disperata, occupazione di tutti gli spazi, blocco costante delle fonti di gioco dei biancoscudati, vedi Italiano, vedi Rabito. Perchè appunto alla Triestina, per salvarsi, bastano due pareggi, anche due 0-0 scialbi e senza gioco. Basta portarli a casa.

 

Al ritorno sabato prossimo non cambierà niente nell’atteggiamento degli alabardati, che, esattamente come stasera, cercheranno di addormentare la gara, fingendo crampi e infortuni di gravità inaudita nel momento in cui ci sarà la necessità di segare sul nascere ogni tentativo di accelerazione dei biancoscudati.

Sarà nella testa dei padovani che invece dovrà scattare (e sono sicura scatterà) la molla dell’ultima spiaggia: perchè se stasera si è giocato con la prospettiva di avere altri 90 minuti davanti, i 90 minuti di sabato prossimo saranno gli ultimi. Il Padova dovrà dunque togliere ogni freno a mano fisico e psicologico e lanciarsi al galoppo. Ed è qui che sta la forza di questa squadra, come Ravenna e Busto Arsizio (rispettivamente semifinale e finale playoff dello scorso anno) insegnano: questo gruppo dà il massimo quando è costretto a farlo, quando non ha altre possibilità. Ecco perchè sono fiduciosa che si creeranno al "Nereo Rocco" i presupposti migliori per come è fatta la squadra di Sabatini, quelli dell’acqua alla gola. Quegli stessi che hanno portato, dopo un 1-1 e uno 0-0 in casa, a due splendide vittorie per 2-1 appunto a Ravenna e in casa della Pro Patria.

 

 

Se poi Bonaventura giocherà dal primo minuto al posto di un Rabito tanto in forma durante  gli allenamenti della settimana quanto inconcludente stasera e si recupererà Renzetti le cose non potranno che migliorare anche dal punto di vista tattico oltre che mentale.

E allora avanti con la sofferenza: lo so è stata infinita e terribile quest’anno, ma sta per finire.

Novanta minuti ancora. E vale la pena di credere che finisca in gloria. 

 

 

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