Fughiamo subito ogni dubbio: meglio aver pareggiato ed essersi resi conto immediatamente che c’è ancora tantissimo da lavorare.
L’anno scorso la partenza sprint col Modena (1-0 gol di Di Nardo), cui seguirono altri positivi risultati anche e anzi forse soprattutto fuori casa (penso, ad esempio, ai pareggi di Reggio Calabria e Frosinone), alzò una coltre di nebbia sugli aspetti in cui si doveva crescere e, quando la nebbia si diradò, il Padova si infilò in un tunnel buio dal quale a fatica riuscì ad uscire.
Lati positivi e certezze il pareggio contro il Novara ne ha regalati diversi: Italiano è il solito direttore d’orchestra, El Shaarawy è davvero un talento destinato non troppo in là nel tempo a calcare palcoscenici importanti e Succi è l’ariete d’area che mancava: quanti cross l’anno scorso sono andati perduti perchè in mezzo all’area non c’era nessuno che ci metteva la crapa…
Ci sono però anche delle ombre sulle quali va fatta luce al più presto e la prima è sempre lei: la difesa. Legati non è un terzino di ruolo e si vede e Cesar e Trevisan, partiti discretamente, si sono poi persi nei meandri dei soliti errori. Delle disattenzioni. Delle paure che, con il ricordo di quel che è successo nel passato torneo, sono diventate di minuto in minuto fantasmi sempre più grandi e ingestibili. Senza poi dimenticarsi delle ormai famigerate palle inattive, in cui a turno è un centrocampista a perdersi l’uomo che va a fare gol nella porta di Agliardi (ieri sera è successo a Cuffa ben due volte in una situazione analoga).
Il presidente Cestaro ha detto ieri sera ai nostri microfoni che qualcosa farà ancora sul mercato e che quel qualcosa sarà principalmente proprio in difesa. Questo mi fa ben sperare. Ma ancor di più mi fa stare fiduciosa il fatto che Alessandro Calori, quando giocava, faceva il difensore. Di partite in serie A ne ha disputate a centinaia, sicuramente ha in mano l’antidoto per far guarire la "malaticcia" fase difensiva padovana.
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