Avevo buonissime sensazioni alla vigilia di Modena-Padova.
Guardando la rosa dei "canarini", rimasti orfani dei loro due principali punti di forza dello scorso anno (Bruno e Catellani), mi ero convinta che potessimo davvero strappare il colpaccio. E invece no, ci ritroviamo di fronte ad un copione già visto e rivisto: il Padova che piglia un gol stupido nel suo momento migliore ed è incapace di alzare il ritmo di fronte ad un avversario che fa di tutto per addormentare la partita alzando le barricate.
E’ proprio questo il malanno che affligge il Padova da più tempo. E’ questo il limite su cui Calori deve lavorare più che su ogni altro. L’allenatore lo ha capito benissimo e gli riconosco il fatto che non può pretendere certe cose con Di Gennaro e Di Nardo all’esordio dopo un infortunio e Succi ancora non al top.
Siamo dunque disposti ad aspettare che le cose si mettano a posto, che Di Nardo torni la pulce imprevedibile che salta più in alto dei "marcantoni" che lo marcano, che Succi sia perennemente e non a tratti l’ariete che sa essere, che Portin ritorni dall’impegno con la nazionale finlandese e diventi il nuovo punto di riferimento della difesa. Ma, come ha detto giustamente la vicepresidente Barbara Carron, durante l’attesa non bisogna sedersi sugli alibi. Bisogna lavorare e anche sodo. Prima che sulle gambe, sulla testa.
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