In settimana mi son chiesta mille volte che Padova mi sarebbe piaciuto vedere questa sera per poter dire che la crisi era finita. E mi sono immaginata proprio il Padova che ho visto contro il Sassuolo: corto, compatto, aggressivo, talmente concentrato da non lasciarsi distrarre nemmeno dal lancio di una bomba atomica sull’Euganeo. I biancoscudati mi sono proprio piaciuti e, insieme a loro, mi è piaciuto Alessandro Calori che, per preparare la partita fin qui più delicata della stagione, ha scelto di lavorare sulla testa dei suoi giocatori, infondendo loro certezze e forza d’animo con la serenità e la fermezza che solo lui riesce ad utilizzare con uguale dosaggio e con risultati così piacevolmente concreti.
Certo il rientro di Vantaggiato ha dato una grossa mano lì davanti, sbloccando i meccanismi che si erano inceppati nelle ultime tre partite. Per non parlare del raggiungimento di una buona condizione fisica del finlandese Portin, che sta dimostrando non solo piedi buoni ma anche autorevolezza e personalità, e dell’esplosione del giovane Gallozzi. Ma è il collettivo che oggi ci ha messo del suo per dire basta alla crisi. Per dimostrare che questo Padova non ha niente da condividere con quello dell’anno scorso e che se anche qualche piccolo fantasma è rimasto è volontà comune scacciarlo e in fretta.
Ora che ha imparato a "gestirsi" dal punto di vista psicologico, il Padova deve fare un ulteriore passo avanti e cominciare a vincere anche fuori casa. E’ questo l’ulteriore tassello che va aggiunto al puzzle. Ormai è evidente che anche sotto questo profilo si tratta di un problema di personalità: occorre, a iniziare dalla partita di Livorno di sabato 18 dicembre, cominciare ad imporre la propria legge anche lontano dall’Euganeo.
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