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LEGITTIMA PREOCCUPAZIONE

Ho già letto qui sul blog la parola "ESONERO". E inizio questo post dicendo che non sono d’accordo con chi chiede la testa di Alessandro Calori. Questa squadra gli appartiene troppo per passare ad un altro condottiero, non vedo la sua cacciata come la soluzione al problema.

Detto questo, però, non posso nemmeno foderarmi gli occhi di prosciutto e far finta di non vedere che il Padova è una squadra in evidente difficoltà. Oggi, per la prima volta dopo tanto tempo, ho visto i giocatori demotivati, mi vien da dire senza anima. Contro la Triestina era mancato solo il gol, ma il gioco, a mio avviso, seppur con qualche momento morto, c’era stato. La determinazione c’era, così come c’era stata a Reggio Calabria e a Livorno. A Bergamo il Padova si è accontentato: invece che provare a fare qualcosa di diverso ha tirato i remi in barca e alla fine il 2-1 è stato lo schiaffo col quale il sornione AlbinoLeffe lo ha giustamente punito.

Dunque, anche se, ribadisco, non è assolutamente da licenziare e anzi ha mille attenuanti, Calori ci ha messo del suo sulla cattiva riuscita della prestazione di oggi. Soprattutto all’inizio, a mio avviso, quando ha deciso di schierare una formazione totalmente priva di giocatori con la possibilità di far cambiare passo e intensità alla manovra. Mi spiego meglio: senza El Shaarawy sulla trequarti, forse, non era il caso di rinunciare anche a Vincenzo Italiano a centrocampo. L’allenatore sperava evidentemente che il gioco si sviluppasse sulle fasce, come effettivamente è stato, ma purtroppo nessuna delle tante e importanti falcate, a destra e a sinistra, di Crespo, Gallozzi e Renzetti si è conclusa con un cross decente. E il risultato è stato che Vantaggiato e Ardemagni sono stati, per quasi tutta la partita, due oggetti completamente scollegati e avulsi da tutto il contesto. E il centrocampo non ha saputo imbastire un’azione che fosse una per superare le barricate bergamasche.

Le attenuanti, ripeto, ci sono tutte. C’è chi sostiene che Calori abbia una Ferrari e non la sappia guidare. Io dico invece che il Padova, almeno quello di adesso, non è una Ferrari. Troppi pezzi del motore sono venuti meno strada facendo ed è per quello che ogni tanto "si ingolfa", ogni tanto "grippa" e ogni tanto non va in moto. Non credo sia facile per il tecnico aretino ritrovare certi equilibri, raggiunti con in campo, ad esempio, Davide Succi e Davide Di Gennaro (senza contare che oggi peraltro mancava anche El Shaarawy). Ora ci sono Ardemagni e De Paula e con queste nuove pedine bisogna ricostruire un Padova nuovo. Con caratteristiche diverse.

Ci vorrebbe del tempo, ma purtroppo, a questo punto della stagione e con due sconfitte di fila sul groppone, non ce n’è molto a disposizione. Venerdì sera col Piacenza all’Euganeo bisogna rialzarsi. Se non con un gioco spumeggiante, almeno col cuore e gli attributi che questa squadra ha dimostrato fin qui di saper tirare fuori soprattutto nei momenti più difficili.  

 

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