Il presidente del Padova, Marcello Cestaro, si è preso qualche ora di tempo. Ma ha già pronunciato la frase che tutti i tifosi, dopo aver visto la squadra rinascere, volevano sentirsi dire: "Alessandro Dal Canto merita una possibilità". Giusto che sia lui il traghettatore del Padova fino a fine stagione. In soli tre giorni, senza operare alcuna rivoluzione, è riuscito nella titanica impresa di rovesciare la squadra come un calzino, ritirandole fuori grinta, carattere, orgoglio e autostima e restituendole la serenità perduta. Dal Canto ha fatto l’unica scelta sensata che andava fatta in questo momento: ha rimesso ordine nella formazione, schierando ciascuno nel suo ruolo naturale, e ha chiesto di mettere in pratica cose semplici. Avendo smesso appena due anni fa di giocare ed essendo sempre stato un giocatore di grande personalità, Dal Canto ha poi saputo capire psicologicamente il momento del gruppo, toccando i tasti giusti in ciascuno dei suoi componenti per rivitalizzarli. Mi ha anche colpito per alcune scelte coraggiose: io pensavo che Di Nardo (che in settimana, in intervista, per la prima volta ha lasciato intendere che con Calori qualche problema ce l’aveva…) sarebbe stato oggi titolare fisso, invece l’allenatore della Primavera lo ha lasciato in panchina per dare spazio a De Paula che, pur continuando a non vedere la porta, ha fatto qualche passo avanti rispetto all’apatia delle ultime prestazioni. Per quel che mi riguarda dunque, avanti con Dal Canto. (Non me ne voglia Gigi Cagni che, in questi giorni, era stato contattato per prendere in mano la squadra da lunedì prossimo. Credo che, piombando in una realtà per lui nuovissima, non riuscirebbe, per quanto esperto e navigato, a ottenere risultati più rapidi ed efficaci di quelli raccolti da Dal Canto in appunto soli tre giorni).
Credo che questa giornata resterà memorabile nel cuore dei tifosi del Padova che hanno rivisto i loro beniamini tirare fuori di nuovo il meglio di sè. Per quanto mi riguarda non scorderò mai il pianto liberatorio di Ardemagni dopo il primo gol e l’abbraccio di tutti i compagni che gli sono saltati addosso con gioia. Però bisogna perseverare nella positività ritrovata, che la strada è ancora lunga e tempestosa!
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