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I LIMITI DEL PADOVA

Quante volte, al termine di partite in cui l’arbitro ci aveva messo lo zampino in maniera negativa, mi son sentita dire che non prendevo mai posizione, che non sottolineavo certe ingiustizie. Se non lo facevo, era perché ritenevo che, anche senza quelle ingiustizie, il Padova non ce l’avrebbe fatta e preferivo evitare di trovar fuori alibi inutili e sterili ai fini della crescita della squadra.

Stavolta invece prendo posizione, eccome se la prendo. Senza l’espulsione di Bovo, son convinta che ce l’avremmo fatta a portare a casa un pari più che meritato perché stavamo mettendo sotto la Sampdoria in quel momento e Romero già qualche brivido sulla schiena lo aveva provato.

Ciò premesso, però, il problema non è quello che di giusto stavamo facendo nel momento in cui Bovo è stato espulso, ma quello che non abbiamo fatto prima, complicandoci la vita. Andando sotto di due reti nelle uniche due iniziative messe in atto dai doriani, ai quali, l’aiuto per andare in porta, l’abbiamo servito su un piatto d’argento attraverso una leggerezza di Bovo (quella sì criticabile, altro che l’espulsione!) e un anticipo nettamente sbagliato da Schiavi. Certo avevamo di fronte la Sampdoria, che resta insieme al Torino la squadra più attrezzata del campionato seppur in crisi, ma è evidente che qualche limite c’è, se si vuol puntare ad un traguardo più importante dei playoff (leggi secondo posto).

Senza Cacia e con Succi non pienamente recuperato facciamo fatica. Dietro Schiavi sta evidentemente soffrendo le voci che parlano di un Pesoli sulla strada di Padova. Battiamo dunque meglio che si può (e in questo Foschi è un maestro!) la strada del mercato e ritroviamoci qui i primi di febbraio.

Solo allora capiremo fino in fondo chi siamo e dove possiamo arrivare. E occhio alla Reggina tra due lunedì perché, dopo aver rimesso in pista la Sampdoria, il peggio del peggio potrebbe essere proprio quello di fare la stessa cosa con Bonazzoli e i suoi amici.   

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