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IN ATTESA

L’affascinante capitolo dell’attesa resta uno dei grandi temi della letteratura. Tanto da indicare non uno stato del tempo, ma uno stato dell’anima. Si aspetta l’amore, spesso intersecandolo con la morte, nel binomio eterno di Eros e Thanatos. I Romantici ne hanno scritto capitoli indelebili, ma è Dino Buzzati che ne traccia il capolavoro più significativo nel Deserto dei tartari.

Ogni tanto, parlando del Verona, mi capita di scriverne. Mi sembra incredibile che questo libro possa tracciare perfettamente lo stato di una squadra di calcio. Ma non trovo nulla di più calzante per parlare della situazione dell’Hellas.

Siamo in attesa che il Destino si compia. Un’attesa che non smette di roderci l’anima. Aspettiamo un cambiamento, forse un nemico, un evento. Ma restiamo lì a tutela e a difesa della nostra posizione, del nostro fortino, mentre la vita passa e la serie A diventa una chimera da inseguire.

Quale sia questo evento non lo sappiamo. Speravamo in una vittoria, ma anche stasera il Verona non ha vinto. E allora si spera nella società, che magari riesca a cambiare il corso della Storia, cambiando il tecnico. Sempre meglio che morire illudendoci di potercela fare.

Se mi chiedete un parere non so darvelo: e non perchè sono un paraculo, ma perchè davvero non saprei che fare e che dire in questo momento. Il Verona si è perso, vedere o sforzarsi di vedere dei miglioramenti è un esercizio troppo difficile anche per un fedele della Chiesa gialloblù quale mi ritengo.

La svolta, quell’evento auspicato, non riesco a scorgerlo. Ancora una volta ho visto una squadra incapace di chiudere la partita, incapace di avere abbastanza personalità per reagire, senza identità. Una squadra che al primo stormir di fronde va nel panico, in cui ogni pallone dentro l’area diventa una grottesca palla gol per gli avversari.

Una squadra che gioca mezz’ora e poi palleggia in orizzontale, una squadra che si sta facendo scappare la serie A. E allora aspetto, un rigore, un arbitro decente, un presidente che mi faccia sentire la sua voce di speranza, un allenatore che abbia un sussulto di maleducazione. Invece no: tutto è sempre uguale a se stesso, le stesse partite, le stesse dichiarazioni, la stessa vuota professione di ottimismo perché in fondo siamo ancora a tre punti. E allora aspettiamo. Qualcosa succederà. O magari no.

 

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