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MA E’ OSVALDO BAGNOLI O WOODY ALLEN?

Geniale, Osvaldo Bagnoli. Gianni Brera lo ribattezzò “Shopenhauer”, ma la corrosiva freddura dell’altro giorno è degna del miglior Woody Allen o di un Groucho Marx.

Il tanto bravo quanto furbo tecnico della Juventus Antonio Conte l’ha buttata lì: “Se dovessimo vincere lo scudetto sarebbe un impresa come quella del Verona di Bagnoli”. Paragone assurdo – sebbene creato ad arte da Conte per ingigantire oltremisura i suoi (indubbi) meriti – e che pertanto ha fatto scalpore. Le reazioni della piazza veronese sono state di ovvia indignazione, per la acclarata bestemmia calcistica di mettere sullo stesso piano due imprese diversissime per evidenti motivi. Ma purtroppo anche di malcelato orgoglio. Dico purtroppo, perché sembra quasi che alcuni di noi si siano sentiti in dovere di essere pure lusingati da simile azzardo. Segno di sudditanza psicologica molto provinciale, che mi ha fatto venire in mente, per larga scala, una bellissima frase di Indro Montanelli: “La servitù in molti casi non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi”.

In mezzo a tutto questo can can, tra blog e banconi del bar, se n’è uscito l’Osvaldo, ancora in gran forma a 76 anni. “La Juventus come noi? No noi avevamo più classe, loro sono una squadra operaia”. Fantastica. Mi sono sentito per cinque minuti metropolitano, classe padrona, portatore sano di complesso di superiorità. Perché Bagnoli, per quanto sembra incredibile (noi siamo pur sempre il piccolo Hellas, loro la grande Juve), ha detto una grande verità. Quindi la sua involontaria irriverenza risulta ancora più irriverente.

Chapeau, grande e immenso Osvaldo.

 

 

 

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