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L’HELLAS CONTA DI PIU’ POLITICAMENTE GRAZIE A GIOVANNI GARDINI

Giovanni Gardini è il cardinale Richelieu del Verona, l’eminenza grigia di Maurizio Setti. Il “boiardo” che si muove nell’ombra, ma che per certi versi conta di più di chi si espone alla luce. Mi ricorda, per ruolo, un po’ Gianroberto Casaleggio, il geniale guru di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle.

Specchio cardinalizio, anima spietata, Gardini. Il suo viso paffuto richiama alla mente l’attore Tom Bosley, lo sceriffo rassicurante di Jessica Fletcher ne “La Signora in Giallo”, o se preferite il pacioso  Howard,  ferramenta di Milwaukee e papà di Ricky Cunningham nel conformista scenario dell’America anni ’50 di “Happy Days”. In realtà l’aspetto inquietante, e affascinante insieme, è che in quel viso docile non si muove un sopracciglio. Quegli occhi freddi e gentili non tradiscono mai il disciplinato ed educato cinismo del tipo che ti “elimina” accompagnandoti cordialmente alla porta. Il sorriso affabile è più da “bacio della morte” che da brindisi in osteria e cela il cocktail perfetto di Mr Gardini: un combinato micidiale di instinct killer spregiudicato e ars politica diplomatica, a seconda dei casi, nei confronti di  qualsiasi cosa e persona che si metta dinanzi alla sua principale missione: far contare e proteggere il Verona a “palazzo”. Politicamente ed economicamente.

E’ questo, in primis, il compito che gli ha affidato Maurizio Setti.  Nell’organigramma Gardini risulta direttore generale, di fatto è il numero 2 di Via Torricelli, per certi versi addirittura il numero 1, dal momento che il presidente è spesso fuori sede per seguire le sue aziende e ha dato ampia delega operativa a questo esperto dirigente padovano, nato a Londra da famiglia piuttosto facoltosa e signorile, amante delle Jaguar e del potere, unici suoi vezzi di una vita morigerata e dedita al lavoro, di sicuro meno movimentata e interessante dei suoi sottoposti Sogliano e Mandorlini. Missione che il dg sta compiendo con soldatesca abnegazione e chirurgica precisione. E la sua longa manus, discreta ma incisiva, sta dando i suoi frutti. Checché se ne dica (da tifosi possiamo passare una vita a lamentarci), il Verona è maggiormente tutelato dalla Lega e dagli arbitri. E sta recuperando grande terreno anche a livello commerciale, nel campo del marketing e della “torta” dei diritti televisivi.

Merito senza dubbio del “Cardinale Richelieu” tutto gialloblù, dominus dietro le quinte, eppure anch’egli capace di cedere ai sentimenti in mondovisione il 14 aprile scorso a Pescara, pochi istanti dopo la disgrazia di Morosini, allora suo giocatore al Livorno. Gardini viene immortalato a piangere come un bambino abbracciato al presidente del Pescara Sebastiani. L’immagine fa il giro del mondo e rivela (nella terribile disgrazia) l’affascinante contrasto tra il dirigente chiamato dalla professione a vestire quotidianamente il doppio petto del potere e della discrezione, e l’uomo che si abbandona senza contegno ma con molta dignità al sentimento più vero con l’amore: il dolore.  Anche i “boiardi” si commuovono e ricordano.

P.S. Ricordiamo anche noi.  Sabato, guarda caso, si va a Livorno, partita per mille motivi con un “carico” di tensione per i ragazzi della curva e Mandorlini. Io sono per tutti gli sfottò (anche volgari) del mondo e contro i minuti di silenzio, tuttavia mi piacerebbe che ognuno di noi ricordasse, a suo modo e anche per un solo attimo, Piermario.

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