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QUEI CORI (CONTRO MOROSINI) NON SONO FATTI DA STUPIDI

L’imbarazzo di Giovanni Gardini negli spogliatoi di Livorno era palpabile. Quel coro di pochi contro Piermario Morosini ha lasciato il segno anche sul “Richelieu” del Verona, noto per la sua proverbiale  freddezza. Mi è piaciuto il direttore generale, che non ha cercato alibi, non si è nascosto dietro ambigui distinguo, dribblando anche le domande capziose di qualche collega (non di questa testata) che cercava di pareggiare i conti della vergogna parlando della scorta a Mandorlini, o della presunta aggressione subita dal diesse Sogliano. Come se fossero la stessa cosa, come se non ci si volesse rendere conto che quanto successo con quel coro era grave in assoluto, eticamente innanzitutto, ma anche emotivamente e mediaticamente. Mi è piaciuto Gardini, perché non ha minimizzato. Non ha fatto il solito giochino di molti del “se succede a Verona…”, vittimistico quanto provinciale e autolesionistico.

Mi è piaciuto meno sentire definire “stupidi” i protagonisti del coro. Capisco che istintivamente verrebbe da chiamarli così, ma è sbagliato. Costoro sono forse ignoranti, probabilmente frustrati (socialmente, sentimentalmente, sul lavoro, che ne so…), ma non stupidi. Stupido è chi compie un’azione inconsapevolmente, questi invece lo fanno scientemente, per vanità, per egocentrismo, per mettersi in luce un minuto nel buio eterno della loro esistenza, fregandosene delle conseguenze, perché sanno che nulla gli succederà (ma non forse questa volta) e dell’immagine della città non se ne curano proprio (anzi il polverone mediatico li alimenta).

Quel coro poi è indice di un problema più oggettivo che c’è in curva, terra da qualche anno di troppi cani sciolti e, rispetto al passato, orfana di leader carismatici e punti di riferimento. So che qualche anima pia, o qualche progressista all’italiana si scandalizzerà per quel che scrivo, ma è un fatto che in passato anche la “famigerata” curva sud aveva un “suo” codice etico, discutibile fin che si vuole (ma le anime pie devono capire che il mondo ultras è un mondo a se) ma efficace, e dei leader che vegliavano sul rispetto delle regole interne. Adesso forse qualcosa è sfuggito di mano, mi auguro possa essere ripreso.

E basta col vittimismo del “se succede a Verona”. Ci rendiamo conto che questo vittimismo nutre quegli stessi che hanno cantato contro un morto? Siamo consapevoli che il nostro pianto permette loro di rifarsi una verginità fino alla prossima cazzata? E smettiamola di offenderci per come i media nazionali parlano di noi, perché  “i panni sporchi si lavano in casa”. Anche fosse, sarebbe ora di cominciare a lavarli questi panni.

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