Sono stato accusato pubblicamente da Andrea Mandorlini di “fare il gioco sporco”. Ho già avuto modo di discuterne in privato con l’allenatore. Pubblicamente faccio solo qualche riflessione.
Amo far polemica, non è un mistero e soprattutto non me ne vergogno. La vìs polemica e provocatoria, fatta con intelligenza, è un nobile artificio retorico per indurre le persone curiose a riflettere (chi non è curioso e insulta cavoli suoi, accetto anche questo, tuttavia mi domando perché perdiate il vostro prezioso tempo su questo modesto blog). Questo, me ne rendo conto, può creare nei destinatari anche colossali incazzature. E’ legittimo che Mandorlini sia arrabbiato con me ed è altrettanto legittimo che lo possa sbandierare ai quattro venti, dal momento che io pubblicamente l’ho criticato anche radicalmente.
Non faccio la verginella nemmeno sui contenuti utilizzati nel suo attacco. Affermare che faccio “il gioco sporco” è grave ancor prima che inesatto (potrei dire che soffro e gioisco per il Verona da più tempo di lui e lo farò anche dopo di lui, ma attribuire o togliere “patenti” di amore è un gioco abbastanza infantile); ma il mister ha trovato altrettanto grave, dal suo punto di vista, una mia affermazione sul suo conto in televisione. Quindi non ne faccio una cavillosa questione di lessico o sintassi, Mandorlini dica ciò che vuole, dal momento che io mi espongo devo accettare le regole del gioco (questo ovviamente vale anche per lui).
Dire, altresì, che remo contro perché le mie critiche non sono mai costruttive è altrettanto falso. Io sono stato il primo (e per lungo tempo l’unico) a scrivere che Bacinovic era un corpo estraneo nella sua idea di gioco (quando tutti lo volevano titolare, pure in società), che Jorginho in regia sarebbe esploso, che si potrebbe provare anche con un altro assetto tattico e che Bojinov una chance la merita, sebbene mi renda conto che non è un giocatore adatto al suo 4-3-3 (per stessa ammissione dell’allenatore e dell’attaccante bulgaro). Adesso noto con piacere che Bacinovic non gioca, in regia c’è Jorginho, Mandorlini ha sperimentato il 4-4-2 e Bojinov a Palermo è stato tra i migliori.
Me ne compiaccio perché la scorsa estate, su questo blog, auguravo all’allenatore di riprendersi il “suo” Verona. E, in privato, di riconquistare la sua proverbiale arroganza che ci avrebbe portato lontani. Palermo è una bella impresa, una delle tante del Verona mandorliniano. Non sarà nemmeno l’ultima, per questo il mister farebbe bene a godersela senza perdere tempo e buonumore con un “signor nessuno” come me.
Perché su questo il mister ha ragione. Lui è un uomo famoso e di successo, affascinante, su cui e di cui è bello scrivere, io sono un “signor nessuno” (quindi come tanti) con un lavoro normale e piacevole e uno stipendio modesto. Un “signor nessuno” (quindi come tanti) che si accontenta modestamente delle cose belle della vita: le donne, il Verona, il vino rosso, Hemingway e i Led Zeppelin. E la scrittura. Sì sono un “signor nessuno”, come tanti e tra i tanti. Dov’è il problema?
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