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SOGLIANO E MANDORLINI: LA RESA DEI CONTI

Lupus in fabula, Devis Mangia! Il suo nome si sussurra nell’ambiente del Verona da luglio, adesso finalmente compare coi crismi dell’ufficialità. I segreti, del resto, hanno vita breve e le bugie le gambe corte. Scrive Gianluca Di Marzio, uno dei giornalisti più autorevoli in materia di calciomercato: “Mandorlini a rischio dopo la sconfitta contro il Novara. L’idea sarebbe infatti di dare la panchina a Devis Mangia, ora c.t. dell’Under 21”. Il vaso di pandora che si scoperchia, il segreto di pulcinella che diventa pubblico. Insomma, sai che novità!

Tra gli addetti ai lavori è noto: Mandorlini convive con l’ombra di Mangia dal ritiro estivo.  Mangia che, nei piani di via Torricelli, avrebbe dovuto essere l’allenatore del Verona già quest’anno e quasi certamente lo sarà nella prossima stagione. Forse, chissà, potrebbe esserlo già da domani. Personalmente non lo credo e non me lo auguro, perché un esonero a febbraio significa che i problemi di una squadra sono profondi e difficilmente risolvibili. E ne andrebbe di mezzo il Verona che – come ho sempre scritto – conta più di Mandorlini nel bene (quando il mister veniva osannato) e nel male (adesso che lo stesso sembra la causa di tutti i mali). Non mi sono mai piaciuti i “pro” e gli “anti” e odio tutti gli ismi. Detesto gli “ottosettembrini” alla Badoglio e le sindromi da piazzale Loreto. Mi piacciono i fatti  e raccontarli.

Lo scorso giugno Mangia, impegnato nel Supercorso di Coverciano, confidava ai colleghi che avrebbe allenato il Verona del suo mentore Sogliano. Setti aveva già deciso, contratto pronto e ampio progetto, salvo poi frenarsi per quella che potremmo definire comunemente la “ragion di Stato”.  Un assemblement di tante cose:  le pressioni della piazza, quelle della critica, i “suggerimenti” dell’ex presidente e socio di minoranza Martinelli, la prudenza della nuova proprietà nel non voler presentarsi con un gesto impopolare (il licenziamento di un personaggio amato) col rischio di ottenere un effetto boomerang e mettere una bomba a orologeria sul sedere di Mangia medesimo. Da lì la retromarcia, suggellata dal  confronto serrato che ci fu prima del ritiro tra il ds Sogliano, il vero deus ex machina dell’Hellas, e Mandorlini, nel quale il ds fece chiarezza: “Il mercato lo faccio io, tu alleni i giocatori che ti metto a disposizione”. Il risultato? Un matrimonio di interesse e non di amore, e soprattutto con un uomo solo al comando: il direttore sportivo. Sogliano non avrebbe mai accettato commistioni e delegittimazioni come nella precedente gestione, e soprattutto la sua idea era fin da subito una: nello spogliatoio ci metto i “miei” giocatori col “mio” progetto tattico, tu Mandorlini ti adegui. Un matrimonio, in buona sostanza, non paritario, e tra caratteri, valori e ideali incompatibili. Due visioni culturali opposte, ma obbligate a convivere.

Ed è questo, senza ombra di dubbio, il grande equivoco che sta logorando il Verona (bene supremo, ripetiamolo sempre). Lo denunciai già la scorsa estate con due blog che fecero discutere (“Non sopporto Mandorlini ma lo difendo” ed “E’ veramente il Verona di Mandorlini?”) e che molti miei detrattori non capirono, concentrati ottusamente sul “dito” (la mia dichiarata antipatia per Mandorlini, quasi fosse importante) e non sulla “luna” (i fatti, spiegavo come Mandorlini non fosse pienamente legittimato dalla società). Fui facile profeta, ma sai che vanto.

Il punto è che Mandorlini è Sogliano sono due personalità forti, collaborative finché vuoi (la buona volontà ce la stanno mettendo entrambi, domani un altro summit, forse il decisivo), ma incompatibili e poco malleabili.  Sogliano vuole comandare (“non ci ha mai chiesto un parere su un giocatore” diceva qualche mese fa un componente dello staff tecnico), Mandorlini è Mandorlini e l’unica cosa che sa fare è… il Mandorlini, cioè – con questa società e questa squadra – votarsi al suicidio. L’errore di Sogliano in tutti questi mesi invece è stato pensare che Mandorlini potesse cambiare, sottovalutando la sua testardaggine. Risultato? Tira e molla sfiancanti, risultati non soddisfacenti e appunto un grande equivoco di fondo. Da risolvere una volta per tutte, senza mezze misure, domani nel redde rationem tra ds e mister. Delle due l’una: Mandorlini deve essere confermato convintamente, altrimenti meglio esonerarlo. I tempi dei Don Abbondio e degli equilibristi sono finiti.

 

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