Nemmeno un bacio della morte. Manco una lacrima di coccodrillo. Neanche quella “svogliata carezza e un po’ di tenerezza” (cit. De Andrè) che sancisce la fine di un amore (peraltro mai sbocciato). Il Setti ospite del Vighini show, giovedì, non si è impegnato neppure nell’esercizio – spesso redditizio ma faticoso – dell’ipocrisia. Il presidente è stato duro nei confronti di Mandorlini. E un tantino ingeneroso. Tra qualche sua tipica ranzanata in salsa emiliana, nel senso di Ranzani, l’imprenditore bauscia di Cantù diventato famoso a Zelig (“li prendo sempre per il culo Sogliano e anche lo stesso Cometti, ché li ho salvati io da dove erano portandoli a Verona”) e quel suo modo di vestire – vedi giacca coi bottoni d’oro e mocassino senza calza – che ricorda il mitico cumenda Zampetti dei Ragazzi della Terza C e gli yuppi degli anni ’80 in versione balneare, il presidente del Verona ha menato più di qualche fendente al “povero” allenatore del Verona, che ne è uscito con le ossa rotte dalle stilettate di Setti, quasi fosse realmente il “custode dello stadio” di gibelliniana definizione e non il tecnico gialloblù più vincente degli ultimi 13 anni (a cui bisogna riconoscere i giusti meriti, come è stato doveroso criticarlo a suo tempo, anche ferocemente, quando la critica aveva una funzione).
“Siamo stati promossi in qualche modo, questa squadra avrebbe potuto fare 90 punti, quella dell’anno scorso ne fece 78, quest’anno 82 ed eravamo molto più forti”, il primo “spintone” presidenziale. Poi un crescendo rossiniano. Al bravo Alessio Corazza del Corriere di Verona che faceva notare il ruolo predominante di Sogliano nella gestione del gruppo, parlando espressamente di commissariamento dell’allenatore, dando tacitamente seguito al mio blog “La badante Sogliano”, lui ha confermato: “E’ normale che sia così, io non voglio un ds che sia sempre all’estero a vedere giocatori, sennò sarebbe un semplice osservatore”. Poi la confidenza al vetriolo, quasi uno “schiaffo” a mano aperta: “Prima di Natale il tecnico era a forte rischio, è stato Sogliano a decidere di confermarlo, io do delega in bianco ai miei collaboratori nella gestione della propria area di competenza”. N’è seguito il “pugno” di stordimento: “Mi sono arrabbiato con lui sul discorso Morosini. Quelle cose (“Orgoglioso di essere nemico del Livorno” nda) non doveva dirle, punto. In questo calcio devi essere più intelligente e stare attento a quello che dici”. Fino a quello del ko tecnico: “E’ stato un bene che il mister sia stato squalificato, lì abbiamo trovato equilibrio”, rendendo così tremendamente serio un mio blog ironico (“Se mi mandi in tribuna godo”). Setti che supera il sottoscritto all’opposizione. Troppo anche per me.
Chiaro che certe parole mettono una pietra tombale sul futuro a Verona di Mandorlini, più sopportato che amato da questa società. Tuttavia l’allenatore ha un altro anno di contratto e Setti un piccolo spiraglio l’ha aperto. “Sono un freddo, non ho pregiudiziali, parleremo di programmi, e vedremo se i nostri combaceranno coi suoi, e cercheremo di chiarire alcuni aspetti non positivi che sono emersi in questa stagione”. Una piccola apertura, fatto salvo un principio, specie conoscendo il temperamento da caudillo di Mandorlini: “Il filo conduttore è la società, non una persona sola. Non mi faccio dettare legge da nessuno, specie se l’esborso economico è mio”.
I nodi, tuttavia, sono essenzialmente due: il rinnovo del contratto che Mandorlini chiede, forte di un ottimo triennale che gli ha proposto lo Spezia, e la direzione che prenderà il mercato di Sogliano. “Punteremo sui giovani – dice Setti – solo così si può fare calcio a Verona oggi. Quest’anno avevamo Cacia, bomber di razza, adesso non posso permettermi di comprare uno da venti gol in A, costerebbe milioni di euro, quindi la prossima stagione conteranno le motivazioni”.
Parole di congedo. Troppa la distanza culturale, programmatica ed economica tra le due parti. Molto probabilmente sarà divorzio. E la fine di un equivoco che dura un anno e di cui qui abbiamo parlato fin dall’estate scorsa. Chi arriverà? Indiscrezioni raccolte in società danno favorito Sannino, per il temperamento, necessario a raccogliere un’eredità così pesante. Attenzione però: in questi casi chi entra Papa spesso esce cardinale e Mangia per Sogliano resta sempre il più bravo di tutti. L’ipotesi che porta al ct dell’Under 21 è frenata solo dalla paura di bruciarlo. La piazza, checché se ne dica, ancora qualcosa conta.
P.S. Per i miei detrattori, tralasciando chi insulta, se Setti ha fatto finalmente chiarezza è anche per merito del sottoscritto, che si è limitato a fare domande VERE, genere ormai raro e ai più sconosciuto. Così in passato ho fatto con Mandorlini e Sogliano. Tratto tutti allo stesso modo perchè non ho amici o nemici, prebende o privilegi. Amo solo il Verona, Preben e Bagnoli. Degli (altri) giocatori, allenatori o presidenti non me ne frega nulla. Non bevo gli aperitivi con loro, come qualche “cane da riporto” (in tutti i sensi) fa. Le domande sono un servizio al pubblico a casa, non un contributo a crearmi un fantomatico personaggio (siamo alle solite, quando non si hanno argomenti per ribattere si attacca la persona). Ringrazio Gianluca Vighini che mi ha dato l’opportunità di farle ospitandomi quest’anno al Vighini Show come in passato a Tuttocalcio.
P.P.S Ringrazio il presidente Setti che non si è sottratto al confronto e ha risposto con chiarezza e senza ipocrisia. Solo quando gli ho domandato: “Ma lei è convinto di Mandorlini?” lui non mi ha risposto. Una non risposta che è più di una risposta. La gente a casa ringrazia, così finalmente ha potuto farsi un’idea di quanto è successo dietro alle quinte quest’anno e che il sottoscritto – per le informazioni verificate che aveva – ha pubblicato ispirandosi al principio einaudiano “conoscere per deliberare”. Il pubblico e il tifoso non sono stupidi e vanno trattati da adulti. Il Verona sono i tifosi, il resto conta poco.
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