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LA GENIALITA’ DI UNA TIFOSERIA

Istantanea di un indimenticabile sabato pomeriggio: la faccia di Galliani già a fine primo tempo. Nera come la pece, più che accigliata direi funerea. Avreste dovuto vederla, nemmeno il Teo Teocoli dei giorni belli sarebbe riuscito a far di meglio. Lì ho avuto la sensazione che avremmo vinto. Il Milan era già col fiato corto e la testa altrove. Il Verona, seppur non al meglio e con ancora delle falle da sistemare sul mercato (e questo, sia chiaro, è un rafforzativo dell’impresa), padrone del campo.

Suspense finale di un memorabile 24 agosto: Mandorlini negli ultimi dieci minuti. Un leone in gabbia, credo sarebbe voluto entrare in campo anche lui a contrastare gli (sterili) assalti finali del Milan. Un doppio applauso al mister: per come ha disposto la squadra (un 4-1-4-1 “inglese”, fisico, corsaro e verticalizzante che ricordava il suo Verona più bello, quello del girone di andata di due campionati fa) e per il look. In tuta come un vero allenatore e non in abito com’è (quasi) d’obbligo, purtroppo, in una serie A che ha trasformato i tecnici in anonimi manager Pubblitalia, tra conferenze stampa più pallose di un meeting aziendale e banali completi tutti uguali (rimanga in tuta mister!).

Emozioni di un letterario ritorno nel calcio che conta (perché Verona-Milan è un romanzo classico): il trio brasileiro. La completezza di Jorginho, classe e tempismo, geometrie e dinamismo. Ci credo che il Milan lo vuole, uno così ne fa (almeno) due di Montolivo (che è il meno peggio della mediana milanista). Spero resti.  La cifra tecnica di Romulo. Qualcuno aveva dubbi sull’ex Fiorentina, io no, l’unico dubbio è perché la Fiorentina non se lo sia tenuto. La forza, la velocità e la sfacciataggine di Martinho, ancora al 70%, ma lui può far male a qualsiasi avversario già così.

Gesti eterni in un Bentegodi da brividi: quelli di Luca Toni. Il secondo gol è un gesto tecnico straordinario (preziosismo da rivedere anche l’assist di Jankovic). Toni è un campione, questo si sapeva. Va gestito e preservato, ovvio. Ieri Mandorlini l’ha fatto, togliendogli l’incombenza del pressing sul primo portatore di palla (cosa che era richiesta a Ferrari). Questo comporta qualche rischio, ma per un Toni del genere ne vale la pena. Giocherà così le altre 37 partite? No, ma Longo è più di una scommessa e credo che anche lì davanti (dietro lo do per scontato) qualcosa ancora si muoverà sul mercato (sia in entrata che in uscita).

Colpi di genio di una tifoseria: quella gialloblù. Molti (fuori Verona) l’avevano rimossa in questi anni di purghe sportive del club. E sono tornati a parlarne (vedi Gazzetta con due pagine due) solo per il (a detta loro) razzismo. La risposta? Grandi numeri, tifo intenso (è stata un bolgia, il Bentegodi sembrava l’Anfield, chi canta così in Italia?) e corrosiva ironia (unica nel suo genere). Come m’ha scritto un amico e tifoso storico: “Abbiamo preso per il culo il Sistema”. Già e la sensazione è la stessa dell’aver visto la faccia di Galliani. Perché hanno voglia le anime belle a insegnarci che non si deve godere delle disgrazie altrui. Invece io godo del Palazzo e del suo plotone d’esecuzione di cortigiani gufi zittiti. La realtà è che farsi beffe di chi ti sta orgogliosamente sulle palle è incommensurabilmente bello. Bugiardo e triste chi lo nega. Chapeau.

P.S. E’ stato bello esserci. Da due mesi sono all’estero per lavoro, e farsi in un giorno Bruxelles-Charleroi-Orio al Serio-Stadio-Orio al Serio-Charleroi-Bruxelles per il Verona è stato un piacere, non una fatica. Lo sarebbe stato anche se avessimo perso, perché chi, come noi, undici anni fa era a Piacenza, sa cosa voleva dire esserci ieri. Il significato andava oltre alla partita. Come ho scritto sul mio profilo Facebook alla vigilia: “Non è la partita, è il senso di essa”. La vittoria è la chiusura del cerchio perfetta. Ce lo meritiamo.

P.P.S. E dopo l’indimenticato “Mario su”, sbandieratore del mito gialloblù, ieri è toccato a “Mario giù”. Del resto il Bentegodi ha spento Rivera e zittito Van Basten. Figurarsi se non poteva atterrire un Balotelli.

 

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