Primavera di nebbia in casa Hellas. Tifosi ammutoliti dallo stupore, giocatori con la testa altrove, un allenatore che sembra aver perso il polso della situazione, una società che sinora è intervenuta vanamente con due pubblici interventi di Sogliano in pochi giorni e con la decisione di portare la squadra in ritiro. Che succede? Il malessere è profondo e ha cause tecniche e, se mi permettete la parola, morali.
Il Verona sembra un po’ quel tale che soffre di post sbronza alla mattina: è terreo, molle, sfiancato. Il gioco di Mandorlini è monocorde come un film di Pieraccioni o una canzone di Ligabue, ed è ormai conosciuto anche dai muri di ogni stadio (anche dell’orribile Sant’Elia, epicentro del declino e della corruttela di una certa Italia, ma anche di questa serie A triste come un funerale). Il tecnico di Ravenna si è sempre poggiato sulle qualità di Toni, le incursioni di Romulo, la potente fantasia di Iturbe e, finché c’è stato, sulle geometrie di Jorginho (appena otto punti senza di lui), che sapeva fare girare la palla e quindi la manovra e dunque la squadra come pochi. In perdurante assenza di variabili di gioco, calati i singoli migliori è calato il Verona. Elementare Watson.
Possiamo pure star qui a discutere se sia finito o meno il ciclo della vecchia guardia, spremuta e ora – senza più adrenalina – rilassata. Probabilmente sì e questo ci suggerisce una presumibile rivoluzione estiva della rosa. Non entro nel merito invece delle scelte tecniche dell’allenatore, perché l’argomento mi annoia e perché, in fondo, esse sono coerenti col suo credo tattico. Chi crede in un solo tipo di gioco, infatti, crede anche in un solo tipo di giocatori. Legittimo, al di là di come la si pensi (per il sottoscritto è un limite, lo sapete, l’ho sempre detto anche quando si vinceva). Evidentemente però, poi non ci si può aspettare molto dagli altri quando impiegati.
Eppure c’è dell’altro, c’è quella che possiamo definire una “questione morale”. Al di là dei numeri impietosi (un punto e zero gol nelle ultime cinque partite, otto punti nelle ultime dodici), io da qualche settimana contesto radicalmente l’atteggiamento in campo del Verona (oltreché il buonismo della critica). E dal momento che non è bastata la politica “bastone e carota” del capo dell’area tecnica Sogliano (resta o va?) per rinsavire l’Hellas, forse è il caso che la sveglia la suoni qualcuno ancora più in alto.
Caro presidente Setti, è giunto il momento di parlare e di dare la scossa. C’è un turno casalingo col Genoa da onorare col doveroso riscatto e una stracittadina alle porte. E soprattutto c’è un “popolo” che merita rispetto.
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