Sarà stata la presenza del mio idolo di sempre, Preben Elkjaer Larsen (l’ho detto alla Brera, omaggio doveroso); sarà stato il trovarmi testimone di un presente che sarà consegnato alla storia gialloblù, grazie alla doppietta di Luca Toni che raggiunge due miti come Gianni Bui e Nico Penzo nella classifica cannonieri di un unico campionato del Verona in serie A; sarà stata soprattutto la reazione di orgoglio dei ragazzi di Mandorlini, che sono scesi in campo con la bava alla bocca per zittire il mondo, gli arbitri e noi rompicoglioni (e così doveva essere!).
Saranno state tutte queste cose, non so, ma mi sono emozionato, ecco l’ho detto. Non si vive di solo pane (ergo di 40 punti) – anche se nel calcio contabile sembrano avercelo sordidamente imposto – lo dicevo tempo fa e lo ribadisco ora più che mai. Il Verona dell’ultimo mese era un colpo al cuore perpetuo e non per i risultati, ma per l’atteggiamento inerme e anemico. Non poteva finire tutto lì, non potevamo essere la copia di altre squadre che in passato, raggiunta la salvezza, regalavano punti a destra e a manca. Ma come, noi come gli altri? Anonimi polli da batteria? Comparse tra le tante nel proscenio dei soliti divi?
Oggi dopo 40 secondi ho capito che l’aria era cambiata e l’Hellas si stava riprendendo quanto gli spettava. Non il risultato, ma la dignità. Fatalità abbiamo vinto (ma non è una fatalità, quando il Verona si esprime per le sue capacità vince con almeno 12 squadre in questa serie A), ma anche non ci fossimo riusciti il giudizio sarebbe lo stesso.
Il recupero di questa presa di coscienza (“fondamentale il faccia a faccia dopo Cagliari”, ha detto Marquinho in sala stampa) è il senso di questa giornata del Bentegodi. Più di un Verona-Genoa che rischiava di trascinarsi nell’anonimato di un’inutile metà classifica. E conferma un dato: questi giocatori e questo allenatore vanno messi sotto pressione per spingerli a dare il meglio e rincorrere nuovi obiettivi. La pax, le mediocri formule assolutorie, le esegesi aprioristicamente buoniste non servono a una beneamata fava.
Quindi bravi a tutti, ma fine dei complimenti. Non esaltiamoci, o perlomeno aspettiamo a farlo. Di mezzo c’è un derby e una convinzione: se il Verona fa il Verona vince. Sabato è una partita da non sbagliare. Caro mister e cari giocatori: sappiatelo!
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