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MANDORLINI, QUESTIONE RINNOVO

Sfidando le leggi della gravità, cioé della precarietà insita nel calcio, Mandorlini l’ha buttata lì. Ridendo, certo. Scherzando, ovvio. “Cazzeggiando”, of course. Ma, intanto, l’ha buttata lì: “Fossi Setti mi farei un contratto a vita”. Sornione e felpato, il mister, tempra romagnola, uomo di mondo che conosce a menadito le leggi del calcio.  Dire a nuora (in questo caso l’opinione pubblica) perché suocera (la proprietà) intenda…

Il tecnico di Ravenna sa usare i mezzi di comunicazione. Irrequieto, esuberante, mattatore, certo, ma anche scaltro, scafato e intelligente. Così tra un elogio a Iturbe, una carezza a Cirigliano e i complimenti al redivivo Donati, il gregario di provincia che fregò il posto al due volte campione del mondo Passarella ha spostato l’attenzione mediatica sul rinnovo del suo contratto. Non è un mistero che lui punti a un prolungamento di almeno due anni a determinate cifre, mentre la società preferisce un annuale ad altre cifre. E’ il gioco delle parti nel corso di una trattativa che merita silenzio e rispetto. E’ in discussione anche l’aspetto tecnico, ovviamente, che poi per il club è strettamente legato a quello aziendale (i giocatori sono pedine da valorizzare economicamente), per il mister è solo…tecnico.

Il calcio è cambiato, si suol dire, spesso abusando di quest’espressione. Tuttavia calza a pennello nella fattispecie. L’organizzazione non è più verticistica e patriarcale, ma orizzontale e manageriale. Ai tempi dei Rozzi, Anconetani o, per rimanere a Verona, dei Garonzi ma anche – seppur sia l’altro ieri – dei Martinelli, il rinnovo sarebbe stato automatico per meriti acquisiti. Adesso così ragiona solo il tifoso, non i club (qualsiasi club, non il Verona in particolare), che partono da una prospettiva diversa: non tanto “quanto è stato fatto”, ma “cosa si dovrà fare”. Ed è anche su questo che si sta discutendo tra allenatore e società. Tradotto: progetto giovani (altri da valorizzare) per Setti, qualche veterano e certezza in più per Mandorlini, che i ragazzi preferisce farli giocare solo se pronti e forti (Iturbe e Jorginho), meno se in fase di maturazione (Cirigliano e Sala).

Eppure, come ho scritto qualche settimana fa, il mister in questi anni ha dimostrato di sapersi adattare (seppur con qualche testardaggine qua e là e temporanei cali di tensione) ai cambiamenti: societari, tecnici, comportamentali. Gli va riconosciuto, credo perciò che abbia tutti i requisiti per cominciare un nuovo ciclo. La società vuole, lui vuole, aspettiamo la firma.

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