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SOLIDITA’ MORALE, NON (ANCORA) TATTICA

Teniamoci il punto. Teniamoci la rimonta. Il resto? Mandorlini ha sintetizzato bene: “Grande cuore, ci manca ancora qualcosa a livello tattico”. Il Verona ha otto punti e hai detto poco; ha sfruttato pienamente il calendario, benché sia ancora in fase di conoscenza con se stesso. In attesa di Roma (vada come vada), questo fa ben sperare per un campionato da parte sinistra della classifica. Per i discorsi di Europa League aspettiamo: togli 4-5 squadre sopra e 4-5 sotto, le altre più o meno si equivalgono.

COSA VA. Il Verona ha qualità tecnica, forza fisica e una rosa ampia. E questo è merito soprattutto di Sogliano, che ha saputo costruire senza spendere molto un organico sulla carta non inferiore a quello dello scorso anno. L’Hellas, privo di quei due-tre giocatori di qualità assoluta, ha però rinforzato il livello medio generale. Ionita non è solo un “cagnaccio”, Marquez (errore di ieri a parte) è un professore; Tachtsidis, ora in condizione, mi ha convinto e se cresce anche in intelligenza calcistica può fare la differenza; Obbadi è il classico mediano che non sempre si vede ma sempre si sente, e Toni non sarà quello dell’anno scorso, ma ha ancora lampi di classe e una decina di gol nel serbatoio. Altro? Sì, Brivio, ancora poco utilizzato, può essere il terzino che aspettavamo da anni, Gollini il portiere del futuro e fra qualche anno una super plusvalenza. Il resto lo fa lo zoccolo duro, la “classe operaia” dei Rafael, Moras, Hallfredsson e Gomez. Il resto lo fa la mentalità della squadra, che è quella del suo l’allenatore: gruppo unito e grande solidità morale. Di questi tempi e in questo calcio, con rose troppo ampie e rischio gelosie sempre in agguato, non è poco. E nel Verona dei  molti giocatori nuovi (cambiare era necessario), alcuni di grande personalità e di livello internazionale, è un merito in primis dell’allenatore e in secondo luogo di un ds presente anche nello spogliatoio e di una società che rispetta le autonomie di ognuno. Peraltro Mandorlini nelle sue dichiarazioni pubbliche appare quest’anno più pretenzioso e severo nell’analisi della partita (mi riferisco alla sfera pubblica, poi in privato magari lo è sempre stato). E questo mi piace.

COSA NON VA. L’equilibrio tattico ancora da trovare, specie se si vuole sfruttare appieno il potenziale offensivo (Saviola e Lopez in primis). L’anno scorso Iturbe, al di là della classe inarrivabile del giocatore, garantiva grazie al suo fisico sia copertura che estro. Al momento Saviola (suo ieri il primo gol a mio avviso) e Lopez danno solo estro, Jankovic solo copertura, Gomez un po’ tutto ma senza straordinarietà. Per schierare Saviola, col Genoa Mandorlini ha proposto un 3-5-2 un po’ improvvisato e quindi da rivedere (“abbiamo avuto solo due giorni per prepararlo e non è facile” ha confessato Marques in sala stampa), a dimostrazione che l’inserimento del Conejo nel tradizionale modulo è problematico, come a suo tempo scrissi. Ma è un problema che il tecnico deve risolvere, perché almeno uno tra Saviola e Nico Lopez va messo per rendere la squadra più forte.

Lascia ancora a desiderare il rendimento di Christodoulopoulos, uno dei giocatori di maggior talento della rosa. Mandorlini lo stima molto, ciononostante il paradosso è che il centrocampista – né mediano né ala – rischia di risultare un pesce fuor d’acqua nel calcio mandorliniano, fatto di mediani di spinta e non mezzali di tocco a centrocampo, ed esterni “di gamba” e non trequartisti sulle fasce. Quanto al “professor” Marquez, come detto sopra non si discute, l’unica perplessità può essere la sua tenuta in un campionato di 38 partite e la sua gestione in impegni ravvicinati. Detto questo, a me andrebbe bene che giocasse ai suoi livelli venti partite, bastano e avanzano. Infine, sebbene se ne parli poco, pesa l’assenza di Sala: la sua duttilità in questo Verona è preziosa.

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