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MANDORLINI, RICORDA QUEI TACCHETTI IN ALLUMINIO?

La Lazio ci sottovaluta e questo è un bene. Più o meno volontariamente le parole di Candreva (“con il Verona non abbiamo già vinto”) credo siano il manifesto degli opposti stati d’animo delle due squadre alla vigilia. Timore in casa Hellas, una certa sicurezza tra i laziali. Quella stessa eccessiva sicurezza che avevamo noi prima del Milan e s’è vista poi la figuraccia. Chissà che il copione non si rispetti con una figuraccia di colore biancoceleste…

Toni e Moras ieri si sono fatti sentire e anche questo è un bene. L’attaccante ha denunciato l’assenza di un vero gruppo, il difensore la mancanza di umiltà. Ed entrambi hanno sottolineato che “perdere così non esiste”, alla faccia di chi – i pompieri in servizio permanente – è riuscito a minimizzare pure l’umiliante 6 a 2 di Napoli. Derubricare è un esercizio spesso pericoloso, nel calcio come nella vita. Se le sconfitte contro Milan e Napoli fossero state normali, Toni e Moras non sarebbero stati chiamati a pronunciarsi e certe parole non sarebbero state dette. Elementare Watson.

Mandorlini si è risentito per qualche critica e questo è il bene supremo. Ogni volta che lui si arrabbia poi vince. Battute a parte, come ho spesso scritto il nostro allenatore si esprime al meglio sotto pressione. Essere pungolato gli fa bene, la tranquillità meno. E’ sempre stato così, anche quando giocava. Gianfranco Matteoli, suo ex compagno all’Inter, tempo fa ricordava: “Un giovedì dovevamo fare una partitella in periferia contro una squadra dilettantistica e uscendo dallo spogliatoio sento un rumore fortissimo: tra-tra-tra. Mi giro e vedo Andrea che aveva messo tacchetti alti in alluminio, solitamente riservati alle partite di campionato, per giunta da battaglia. Come mai? Gli chiedo. E lui: ‘Gianfranco sento che questa settimana tira aria brutta. Aria da panchina. Voglio convincere il mister che sto al meglio’”.

Caro Mandorlini, rispolveri quei tacchetti in alluminio…

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