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IN CERCA DI UNA BOTTA DI VITA

Pagina bianca, vuota, senza un’idea, nemmeno uno slancio. Un po’ come il Verona di questo periodo, pallido, cereo, vacillante e confuso. Cosa succede? Riflettiamoci su finché la classifica è tranquilla e i pareggi arrivano di straforo. C’è chi denuncia la mancanza di qualità, ma tirare in ballo la qualità dopo aver faticato con il mediocrissimo e rabberciato Cesena è un po’ come parlare di corda in casa dell’impiccato. C’è chi allora mette all’indice una rosa poco adatta al gioco di Mandorlini. In parte può essere (pochi contropiedisti), ma poi a ben vedere le assi portanti della squadra sono tre fedelissimi dell’allenatore, Moras, Tachtsidis e Toni. Certo, qualcosa sul mercato è mancato e ne parleremo a tempo debito, ma non tanto da giustificare le recenti prestazioni. Quello che oggi balza all’occhio è l’assenza di amalgama tra giocatori e di un gioco meno prevedibile.

Pagina bianca, anonima, afona. Come la prestazione di Cesena. Come, temo, il campionato che verrà se non ci si mette qualcosa in più. Un campionato che non vorrei entusiasmante come l’ora di ragioneria a scuola, erotico come il cilicio della Binetti, o emozionante come le notti bukowskiane all’archivio postale. E attenzione qui non si discute di estetica o di vittorie, ma di animus pugnandi, questo sconosciuto. Ricordate le parole di Setti lunedì? “Vincere a Cesena darebbe un senso alla nostra stagione”. Lo stiracchiato e fortunoso pareggio che senso dà invece? In breve, ci sono squadre più scarse della nostra e quindi alla lotta per non retrocedere – a meno di ingiustificati harakiri – non ci voglio nemmeno pensare; tuttavia attenzione al felpato limbo del ligio compitino, all’indolente area relax della metà classifica, senza uno straccio di un’illusione, di uno spasimo, di un sospiro o di un battito. Scrivo questo prima di San Siro non a caso, è lo stadio che non abbiamo mai espugnato, chissà mai che… Ed è di questo che si vive anche, dannazione, sperare di andare a Milano per scrivere la storia, no?

Pagina bianca, come il pallore di un malato. E il Verona di adesso non sta bene, dunque teniamoci stretto il punto. Perdere avrebbe lasciato i lividi, rimontare e difendere il pari con un uomo in meno può invece ridare coraggio e motivazioni. Quindi Dio solo sa quanto è prezioso il gol di Gomez, ma la pagina rimane bianca. Per scriverla aspettiamo un altro Verona, terribilmente in cerca di una botta di vita.

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