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CARO SETTI TI SCRIVO

“Correva l’anno di grazia 1903 quando nelle aule del liceo Maffei nacque e prese forma un’idea destinata a lasciare un profondo segno nella storia della città di Verona. Un gruppo di giovani studenti, ispirati dal professor Decio Corubolo e dal Conte Carlo Fratta Pasini, diede inizio alla gloriosa e ultracentenaria epopea dell’Hellas, culminata il 12 maggio 1985 con la conquista del campionato di calcio italiano di serie A”.

Ha visto caro presidente Setti? Non erano studenti greci, ma proprio liceali veronesi. Glielo dico sottovoce anch’io, come Marzullo, perché – premessa d’obbligo – qua non si sta disquisendo della crisi tra Mosca e Kiev, o dell’accordo Usa e Cina sulle emissioni di gas serra. Ma glielo dico comunque, perché pur sempre del nostro glorioso Verona Hellas si tratta.

Sia chiaro, da lei non pretendo conoscenze storiche o filologiche particolari. Da lei pretendo quelle capacità imprenditoriali e manageriali che ha dimostrato di avere e tanto mi basta. Un tempo la chiamavo Ranzani: non ce n’è più bisogno, quella definizione, peraltro bonariamente ironica, è adesso fuori tempo e fuori luogo, superata dai fatti. Ha strutturato il club, gli ha dato solidità finanziaria, ha indicato un percorso graduale di crescita e ha ottenuto i risultati sportivi. Potrei fermarmi qui, eppure… Eppure vede, non tutto il male vien per nuocere, così mi piacerebbe che questa sua gaffe le desse modo di riflettere anche solo cinque minuti.

Al di là dello strafalcione storico dell’altra sera (del resto, a differenza mia, lei è bravo in economia), più in generale avverto in lei ancora quel pizzico di freddezza che le impedisce di fare il salto. Quale? Quello dal “sono rispettato” al “mi vogliono bene davvero”. Credo dipenda in buona parte dal suo carattere. Lei – come tutti quelli che nella vita ce l’hanno fatta – è narciso, ma il suo è un narcisismo al contrario, che non si mostra al fine di piacere per forza, ma che si cela affinché siano gli altri a fare lo sforzo di scoprirla e capirla. Comprendo, ma non basta, a volte nella vita bisogna buttarsi nella mischia. Perché non prova a entrare nel cuore dei veronesi e si sforza un poco anche lei di capirli? Senza, sia chiaro, ruffianeria e nel rispetto reciproco dei ruoli. Perché non s’interessa maggiormente agli aspetti identitari del Verona Hellas? Le si aprirebbe un mondo. Perché non si mischia ogni tanto alla gente? Con il suo stile, ovviamente, da carpigiano diretto e senza fronzoli, a tratti ruvido. Perché non comunica con più frequenza anche a livello locale? Perché non porta il Verona ad allenarsi in città una volta a settimana?

Sono domande. Sarebbero inizi. Il calcio è cambiato, lo sappiamo, ma i sentimenti sono un motore universale. Ieri, oggi e domani.

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