Avviso ai naviganti, fly down. La storia recente ce lo insegna. Il Verona ha dato segnali di risveglio, ma non è ancora abbastanza. E soprattutto non sarà sufficiente a Cagliari per salvare la pellaccia. Ed è saggio rimarcarlo. Lo stesso Mandorlini si è mantenuto prudente. Il pareggio con la Roma “è un punto di partenza, non di arrivo” ha detto.
In effetti, e sembrerà un paradosso, la Roma di questo periodo (pur con tutto il suo innegabile talento) è un avversario poco attendibile. Mi spiego: il grande problema del Verona di quest’anno, più ancora di un gioco monocorde impostato sulla figura gigantesca (in tutti i sensi) di Toni, è la mancanza di intensità e di corsa per gli interi 90 minuti. Una falla esiziale contro squadre che – piccole, medie o grandi che siano – hanno nel dna aggressività e temperamento. La Roma di ieri, compassata e leziosa, era sprovvista di tutto questo, un po’ come ‘leggerine’ si erano rivelate Udinese, Parma e Atalanta, che non riuscendo a metterla sulla bagarre avevano risaltato le qualità del Verona.
Meglio esserne consapevoli, non per sminuire, ma per rigare dritto ed evitare i soliti cali di tensione che seguono ogni risultato positivo. No relax, dunque. A Cagliari sarà una partita diversa: bastarda, cattiva, aggressiva, impostata sulla sopravvivenza. Prepariamoci.
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