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LA VIRTÙ DELLA SFACCIATAGGINE

Mi è bastato lo ‘scavino’ di Luca Toni a Diego Lopez. Quel gesto sfacciato compiuto nel luogo simbolo del pallone inteso come borioso sfarzo, è goduria calcistica allo stato puro. In quel gesto irridente c’è il riscatto del Verona su San Siro, stadio ancora tabù, ma da ieri un po’ meno. Quel gesto spregiudicato ribalta cent’anni di storia e di certezze: il Milan non è più forte del Verona e l’unico vero campione gioca con noi. Era così l’anno scorso, è così quest’anno. In precedenza fu così solo nella prima metà degli anni ’80 e poco oltre (fino al 1987). Affiora perciò un filo di rimpianto e l’eco di una frase: “Avremmo potuto vincerla”. E a proposito di tabù San Siro, guardando l’Inter e il Milan delle ultime due stagioni la domanda sorge spontanea: se non ora quando? Ma ormai è andata, il Meazza anche, e non serve perdersi in inutili rimpianti.

Piuttosto l’auspicio è che tecnico e giocatori, ieri sera, prima di guadagnare gli spogliatoi, abbiano osservato bene la festa dei propri tifosi sugli spalti. Emozionante. Non è un dettaglio, domenica arriva il Napoli e non è vero che il Verona non ha nulla da perdere, come spesso si suole dire in questi casi per mettere le mani avanti (sarebbe anche ora di piantarla con questa retorica vuota). I 14 gol incassati negli ultimi tre precedenti gridano vendetta e vincere darebbe anche un significato emozionale alla stagione, finora caratterizzata da qualche stento di troppo e priva di grandi acuti. Senza dimenticare che da quando siamo ritornati in A manca il colpaccio autentico.

Ma serve un Verona che, al momento giusto, sappia essere come Toni ieri sul dischetto: sfacciato, irridente e spregiudicato. Con lo ‘scavino’ o senza, poco importa.

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