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CAMPIONI D’ITALIA (SENZA RETORICA)

Senza retorica è più bello. Senza retorica, come la Curva Sud e la sua spettacolare sciarpata di domenica scorsa. Senza retorica, come Preben Larsen Elkjaer, che in un intervista a Repubblica di ieri ha fermato il tempo a suo modo: “E’ stata una bella avventura. Qualche volta la sera, quando chiudo gli occhi, vedo Verona”. Senza retorica, come Osvaldo Bagnoli – “un duro gentiluomo, un uomo onesto” (cit. Elkjaer), “Schopenhauer” (cit. Gianni Brera) – che ogni volta che riannoda i fili con quel passato sembra avere i lucciconi agli occhi (“mi commuovo e piango anch’io”, disse in una memorabile intervista proprio a Brera). Osvaldo, poi, che a volte finge di dimenticare i particolari, talmente è intimo e pudico nelle sue emozioni. Senza retorica perché siamo veronesi e il “cinema” e le cafonaggini le lasciamo ad altri. Senza retorica per rifuggire alla banalità, perché guai a essere banali nel celebrare il trentennale di uno scudetto che fu unico e straordinario (aggettivo quest’ultimo spesso abusato, ma che nella fattispecie calza a pennello).

Il 12 maggio 1985 il Verona era campione d’Italia e lo ricordiamo anche noi senza retorica, inutili orpelli lessicali e vane ridondanze. Basta l’essenza. Grazie Campioni, la Storia vi è grata.

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