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IL VERONA NON È MANDORLINI (NEL BENE E NEL MALE)

Il Verona, nel bene e nel male, non è Mandorlini. Lo scrivevo quando la popolarità dell’istrionico allenatore era ai massimi e oscurava i paritari meriti altrui (di Martinelli e Setti, di Gibellini e Sogliano); lo ribadisco ora che il suo share sembra in ribasso e lui l’unico responsabile della crisi dell’Hellas.

Lo scrivevo quando il tecnico approfittava dei risultati per attaccare i critici e dividere la piazza in pro o contro la sua persona (quasi che lui fosse il Verona e criticarlo volesse dire non essere tifosi); lo ribadisco ora che sembra il Malaussène di Pennac, di professione capro espiatorio.

Il Verona, nel bene e nel male, non è Mandorlini. Ho sempre ritenuto malsano considerare una vittoria del Verona una ‘sua’ vittoria; derubricare adesso ogni sconfitta a ‘sua’ sconfitta è persino deleterio. Non mi piace l’affermazione: “Mandorlini dalla sua ha sempre avuto i risultati”, perché sottintende che li ha ottenuti da solo, senza l’aiuto di dirigenti e calciatori bravi. Mi piace ancora meno però l’epitaffio dei giorni nostri: “Mandorlini ha finito un ciclo”, come se le colpe ora fossero tutte sue. Lui non mi garba, è risaputo, anzi dirò di più: io e lui ci stiamo cordialmente sulle palle. Ma questo aspetto non ha nessuna importanza: l’unico autografo chiesto in vita mia credo sia stato a Iuzzolino (Elkjaer l’ho sempre mancato) e non ho mai frequentato dirigenti, allenatori e calciatori (al mondo ci sono un sacco di persone più interessanti), neppure per una birra (sia chiaro, non ho nulla contro chi lo fa).  E’ noto pure che il suo calcio non mi fa impazzire, ma il suo calcio è sempre stato questo, con la differenza che ora sono andati in tilt i perni che gli permettono di proporlo efficacemente, o per infortunio (leggi il centravanti), o per scarso rendimento  (Viviani, che colleziona assist sui calci piazzati ma è fuorigiri in campo, e Sala). Eppure credo che Mandorlini vada sostenuto da Setti, Gardini e Bigon, anche pubblicamente, come è stato sostenuto da Setti, Gardini e Sogliano tre anni fa e l’anno scorso.

Perché Mandorlini, nel bene e nel male, non è il Verona,  ma è l’allenatore del Verona e anche chi non lo ama lo sostiene perché ama il Verona. E’ un sillogismo banale questo, che forse qualcuno  negli ultimi anni di vittorie ha dimenticato (con stucchevoli plebiscitarismi personali e l’Hellas in secondo piano), ma che va ricordato ora nelle sconfitte.

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