Liberate Godot-Ranzani dal “tafazzismo”. E’ questo il mio auspicio per il 2016 che va iniziando. Godot-Ranzani è Maurizio Setti, per la sua inclinazione ad alternare mediaticamente fasi di esuberanza stil-ganassa acuta (Ranzani) – l’ultima è la dichiarazione del 16 novembre “questo è l’anno più bello a livello societario, abbiamo fatto il miglior mercato possibile” -, ad altre di silenzi e sparizioni (Godot). Liberate il presidente da quel “demone” masochistico che nel 2015, a differenza del passato, gliene ha fatte indovinare poche. Peggio del proverbiale orologio rotto che almeno due volte al giorno segna l’ora giusta, c’è la sequela di errori commessi dalla società di via Belgio da gennaio in poi, cioè dalla detronizzazione nei fatti di Sean Sogliano.
L’ex ds venne messo alla porta in via ufficiosa già un anno fa, con la conseguente promozione di Giovanni Gardini, un uomo dei conti posto, in sostanza, a capo dell’area tecnica. Qui non si tratta di questioni personali e-o estetiche, e non è un’elegia a Sogliano, che peraltro non ne ha bisogno per i risultati conseguiti e la stima che gode nel mondo del calcio. L’analisi è strutturale e complessiva: se Sogliano, a detta di Setti, aveva fatto il suo tempo, andava sostituito con una figura simile per ruolo, potere e carisma. A ognuno il suo, dice un vecchio adagio, ma al Verona così non è stato e l’assetto orizzontale (area amministrativa e tecnica gestite da due manager diversi), che era stato la cifra vincente della prima presidenza Setti, è diventato assetto monocratico, con Gardini uomo forte al ponte di comando e Mandorlini promosso con un biennale (lui che, per sua stessa ammissione, il meglio lo dà sotto pressione) e qualche accredito sul mercato (nonostante i precedenti fallimentari di Tachtsidis e Bielanovic). I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Va ripristinata la versione originale e Bigon deve pretendere, già da questo mercato, di far da sé (assieme a Delneri). Assodato questo e a prescindere dalla categoria, con l’estate Setti dovrà ovviamente provvedere a una seria valutazione del lavoro degli stessi Gardini e Bigon. Perché sbagliare è concesso a tutti e a Verona non se n’è mai fatta una questione di categoria, ma perseverare sarebbe imperdonabile. Tradotto: se sarà serie B ce ne faremo una ragione (ma con dignità e lottando, of course, per questo sono sgangherate le recenti dichiarazioni di Mandorlini sul “retrocedere tutti assieme”, quasi che il Verona fosse lui); in caso di miracolosa salvezza avranno diritto di far festa solo i tifosi. Per Setti, in ogni caso, l’occasione sarà propizia per meditare sui propri gravi sbagli, in modo da non replicarli. Che il 2015 sia da esempio.
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