Un telespettatore oggi ha telefonato a 91° minuto chiedendo: “Ma voi ci credete alla salvezza?”. “Io non ci credo, ma ci spero” è stata la mia risposta. La classifica continua a piangere e 9 punti dalla quart’ultima (la Samp stasera in posticipo) rimangono un Everest da scalare a 14 partite dalla fine. Però il Verona di Gigi Delneri convince e ci regala un sogno, perché gioca, corre e lotta. Malediremo per l’eternità il tardivo esonero di Mandorlini, la scellerata gestione degli infortunati e gli errori-orrori di mercato della società in estate, ma perlomeno adesso abbiamo riacceso gli entusiasmi e, per come si era messa, non è poco.
Delneri mi è piaciuto anche nelle dichiarazioni della vigilia: “Inutile guardare la classifica, – aveva detto – i punti sono pochi, dobbiamo pensare da grande squadra, cioè vincere spesso, raggiungere Carpi e Frosinone e giocarcela negli scontri diretti”.
Una mentalità che si è concretizzata oggi con l’Inter, con il Verona che per lunghi tratti ha frastornato un avversario forse confuso nel gioco, ma di grande qualità tecnica. Da tanto, troppo tempo l’Hellas non emozionava così; da tanto, troppo tempo non giocava alla pari con big rodate e in piena corsa per l’obiettivo. Ovvio ora nutrire qualche aspettativa anche in vista dell’Olimpico laziale, dove non disdegnerei un punto, a patto di vincere poi il derby.
Sulla mia pagina pubblica facebook in settimana facevo due calcoli sulle 15 partite che rimanevano: mettendo Inter, Fiorentina (fuori), Juve (in casa) e Napoli (fuori) tra le impossibili; Lazio (fuori) e Milan (in casa) tra quelle molto difficili, ma in cui cercare l’impresa; e le restanti 9 come quelle alla portata da non sbagliare. In quest’ottica il punto con l’Inter, in prospettiva, può essere considerato guadagnato, a patto di rispettare una certa regolarità nei 14 incontri in calendario, specie con avversari inferiori. Poi forse non ci salveremo comunque, forse ci mancherà qualche punto, ma in quel caso e a freddo non sarebbe certo questa la domenica in cui cercare rimpianti.
Nonostante, e sia messo in chiaro quest’aspetto, un arbitraggio davvero irritante. Passi (ma anche no) il 3-3 di Icardi in fuorigioco, ma la mancata espulsione di un Felipe Melo per l’ennesima volta in versione Tuco di Breaking Bad (di cui è il sosia) grida vendetta. Senza contare la gestione discutibile della gara. Stefano Rasulo sempre a 91° minuto, ha esortato Setti a farsi sentire, in sede pubblica o privata a sua discrezione. La mia sensazione, però, è che il club in questo momento sia politicamente debole, con Setti che sta giocando la sua partita finanziaria in ottica B (a quanto ammonterà il paracadute e quindi il budget?) e Gardini, l’uomo delegato ai rapporti in Lega Calcio, dato per certo all’Inter (notizia confermata, fatalità, proprio nella settimana della partita con i nerazzurri, le ambiguità di questo calcio!). Meglio dunque non inseguire pie illusioni con il Palazzo. Meglio, decisamente, confidare in Delneri e nel redivivo Hellas. Aggrappandosi a un sogno.
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