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CLASSIFICA E BILANCIO IN ROSSO…E PARACADUTI

Il cerchio che si chiude. Il gol del vituperato Lazaros è il metaforico boomerang che ritorna, l’emblema del disastro compiuto la scorsa estate dal cardinal “Schettino”-Gardini e dal suo fidato “curato” Bigon, con l’avallo di Mandorlini, che per un anno l’aveva menata lamentoso sui “18 giocatori nuovi” di Sogliano. Risultato? Rosa corta, poca qualità in campo, zero tra le riserve, mancanza di carismatici riferimenti in società. L’anno scorso i non titolari Nico Lopez, Lazaros, Saviola, Obbadi e Ionita diedero 20 punti su 45 con i loro gol, ma noi, per dire, abbiamo preferito puntare tutto sui soli Jankovic e Gomez, fidati soldatini senza dribbling e senza fantasia, rinunciando all’eclettismo e alla ricchezza di scelte dei precedenti organici. Abbiamo voluto scommettere sulla precarietà fisica di Viviani in un ruolo determinante come quello di regista, senza cautelarci con un suo doppio (Marrone è arrivato a gennaio). Eccetera eccetera.

Apprezzo Delneri, lo considero un maestro di calcio, ma ieri è stato pessimo nella gestione di Fares, prima mortificato da terzino (ancora!), ruolo in cui c’entra come io a un convegno di fisica quantistica, poi sostituito anzitempo per un Gilberto che conosce la tattica come io le canzoni di Mengoni. Confusione?

Gardini se n’è andato, lui era l’uomo dei conti e il Verona, nell’esercizio 2015, ha il bilancio in rosso per 6,92 milioni. L’esercizio precedente si era chiuso in utile, ma solo grazie alla cessione del marchio, definita da Gianni Dragoni su Il Sole 24 Ore di ieri “un’operazione di cosmesi contabile praticata da molte squadre con i bilanci in profondo rosso, per far emergere una plusvalenza che coprisse i buchi di bilancio”, dunque “un’operazione fittizia”. “Senza plusvalenze fittizie – continua Dragoni – il bilancio è tornato in rosso nel 2015”. Eppure in questi anni non sono mancate le plusvalenze vere (10,2 mln nel 2014, 10,3 nel 2015) e i ricavi dei diritti tv. Evidentemente, assodato il giro di affari diminuito e il costo del personale aumentato, la gestione non è stata ottimale. Ciononostante il congedo tra Richelieu e Setti è stato tutto miele che neanche una canzone di Gigi D’Alessio. C’è una logica? Il mondo al contrario?

A proposito di introiti. Da quanto è stato deciso il mega-paracadute pare scemata la tensione emotiva del Verona. ‘Hellas è già in B, con la consolazione di un paracadute da 25 milioni. Alla società conviene la retrocessione, questo l’epilogo più triste” scrive il collega Alessio Corazza del Corriere di Verona sulla sua pagina fb. Bigon smentisce e dice che con i costi che ci sono nel calcio quei soldi verranno “fumati” (usa questo verbo il ds) e quindi retrocedere “sarebbe drammatico per i nostri conti economici”.

Il futuro? Setti deve ripartire da un nuovo assetto societario, ergo una nuova dirigenza. Sull’allenatore invece sospendo il giudizio, anche se ritengo Delneri adatto più a una provinciale ambiziosa in A che a un campionato nervoso e lungo come quello di B. Campedelli, che è uno che nel calcio qualcosa ha fatto (al di là della rivalità), nel 2007 gli preferì Iachini, considerato più adatto per una B a vincere. Riflettiamoci.

Ma non mi stupirebbe se il presidente confermasse  sia il ds che il tecnico. Gino Bartali chiosò: “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”. Ma lui andava in bicicletta, non con il paracadute. 

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