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SETTI AL BIVIO

Mi suona nell’orecchio una Viola Valentino d’annata. “Comprami io sono in vendita” è il refrain di questi giorni di riflessione se penso alla rosa del Verona. I pochi giocatori buoni che abbiamo (Ionita e Gollini) sono sul mercato; Pazzini si sfila dicendo che i cinque anni di contratto non sono un problema, Siligardi confida che una parte del gruppo preme per andarsene, non sappiamo chi saranno il ds e il dg e quali compiti avranno; non sappiamo se e come verranno utilizzati i 25 milioni di “mongolfiera” (alias “paracadute”), se per il bilancio o per la squadra; sappiamo però che la rosa attuale, per mille motivi, è inadeguata per un campionato di vertice in B (a differenza del Chievo 2007 di cui tanto si parla come termine errato di confronto), sappiamo che un ds non vale l’altro, sappiamo che Baroni non è Iachini. Nel frattempo l’amministrazione comunale ha messo con le spalle al muro Setti: “Per il centro sportivo di Forte Lugagnano tutto è fatto, ora servono gli investimenti del Verona”, in soldoni il messaggio, per nulla casuale, trapelato da Palazzo Barbieri. 

Setti è al bivio della sua storia a Verona: continuare a fare calcio e mantenere le promesse pubbliche (centro sportivo e immediato ritorno in A e consolidamento nella massima serie), o alleggerire le pendenze economiche per rendere appetibile e accessibile il Verona a nuovi acquirenti da qui a fine anno? Le prossime mosse saranno indicative, dal budget che verrà messo sul banco, al management scelto, passando per quello che succederà appunto a Forte Lugagnano. Ci siamo: il tempo delle parole, dei temporeggiamenti, delle supercazzole, degli alibi è finito. Del “modello Borussia Dortmund” e vanità (e amenità) varie non sappiamo che farcene; noi voliamo più basso: ci basterebbe un “modello Verona”. 

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