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LA QUALITÀ C’È, IL RESTO SI VEDRÀ

Verona-Latina ha parlato. L’Hellas è stato costruito bene e qualitativamente è una spanna sopra alle altre squadre di serie B. Lo avevamo intuito dopo il doppio impegno di Coppa Italia, ieri ne abbiamo avuto conferma. Per dire, ieri Pecchia girandosi in panchina poteva vedere le espressioni corrucciate di Ganz, Gomez, Greco e Siligardi, che giocherebbero titolari in tutte le altre compagini del campionato.  Fusco, a differenza di chi lo ha preceduto nella passata stagione, ha guardato al campo e non ai procuratori. Ha scelto l’allenatore (a Verona non capitava da anni che un direttore sportivo avesse il “suo” mister) e preso dei calciatori adatti alle idee di Pecchia. Zitti zitti ds e tecnico hanno attuato una mezza rivoluzione: ieri, tra i titolari, quelli della vecchia guardia erano solo tre (Bianchetti e Fares non entrano nel conteggio perché l’anno scorso hanno trovato spazio a situazione compromessa). Giusto allontanare le passate scorie e aprire la finestra al (razionale) rinnovamento, dando un preciso segnale ai vecchi, che possono essere ancora determinanti, ma solo dentro uno spogliatoio sano senza figli e figliastri. Interessante (e innovativa) l’idea di ruotare per l’intera partita le posizioni dei tre centrocampisti, che non davano punti di riferimento e si scambiavano ruoli e compiti, sebbene credo si sia trattata di un’invenzione dettata dall’assenza di un vero regista nell’organico attuale (Viviani è in uscita). Pazzini ha segnato (e questa non dovrebbe essere una notizia, uso il condizionale) e si è infortunato (e questa non è una notizia, uso l’indicativo). Potrebbe essere una costante: Pazzo non è più il giocatore di tre anni fa (quando al top era uno dei migliori centravanti italiani), la condizione fisica è precaria, ma gestibile. Il resto lo fa il suo talento, esagerato in questa categoria: lui ha nelle gambe 25-30 partite e 15-18 gol. Bastano di per sé, bastano ancor più se dietro hai Ganz e Gomez.

Verona-Latina è rimasta muta. Poca cosa la squadra laziale per avere già del materiale per analizzare l’altro aspetto che occorre alle squadre vincenti: la personalità. E’ vero, preso il gol del pari l’Hellas ha continuato a macinare gioco come se nulla fosse e questo è un segnale, ma non sufficiente per trarre le prime conclusioni. L’imminente doppia trasferta al sud (Salerno e Benevento) giunge a puntino perché è lì che sarà esposto lo striscione: welcome the real world. Ergo questa è la B con le sue insidie e il suo impatto ambientale e nervoso.

Nel frattempo tiene banco il mercato, che si conclude mercoledì. Helander e Viviani sono sulla strada di Bologna e non li rimpiangeremo, in entrata (sempre da Bologna) il difensore centrale Cherubin. Resta l’affaire Romulo, campione che fa la differenza, ma che prende uno stipendio spropositato, non lo vuole spalmare e dunque è in uscita. Dovesse andare verrà preso un centrocampista forte, non necessariamente con caratteristiche simili, magari un regista a cui mettere ai lati Fossati e Bessa (con Zuculini, Greco e Zaccagni alternative), che pure hanno dimostrato ieri di poter fungere da costruttori di gioco. Pecchia ha rassicurato: “Non stravolgeremo la squadra”. C’è da credergli.

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