“Tutto è futurismo, tutto oggi ha il ritmo del futurismo; ritmo incalzante, rapido, deciso, antisentimentale. Noi viviamo nell’era del poco sonno, del poco riposo, del poco risparmio; viviamo in maniera verticale, tesi e sospesi”.
Filippo Tommaso Marinetti proferì queste parole nel 1929. Pecchia, senza volerlo, le ha fatte sue ieri sera: “E’ da 6 mesi che vivo in un sommergibile”, cioè in apnea, marinettianamente e futuristicamente “verticale, teso e sospeso”. Pecchia è un futurista, la tensione, l’ansia del futuro (la promozione in A), l’irrequietezza lo stanno pervadendo. E’ invecchiato più lui in pochi mesi che Obama in otto anni alla Casa Bianca.
Ma ne è valsa la pena perché l’allenatore del Verona è emerso nel momento più difficile. Perché, non giriamoci intorno, dopo Vicenza – sconfitta simbolo della crisi – il famoso cerino ce l’aveva in mano lui. In quel momento tanti, più o meno velatamente, di soppiatto o di sottecchi e sussurranti, temevano che l’allenatore, vuoi per inesperienza, vuoi per un carattere (apparentemente) bonario, non avesse più in mano la situazione. Scrivevo in quei giorni: “Ci sono tre partite da giocare, sono tante perché non stai bene, sono tante perché la classifica si è fatta tremendamente corta. Tocca a Pecchia e solo a lui adesso risolvere i problemi, lo deve fare e presto”. Pecchia lo ha fatto raccogliendo 7 punti in un crescendo rossiniano (di rendimento).
L’Entella è stata il risveglio, vigilia da diluvio universale, primo tempo da timorati da Dio, vittoria determinante in un secondo tempo tutto temperamento. Carpi la svolta, nella situazione tecnica e psicologica più difficile per una squadra ancora in prognosi: in svantaggio per un errore individuale (Nicolas) contro un avversario tosto, falloso e irritante; ma in Emilia si son ritrovati gioco e cifra tecnica. Ma solo tre indizi fanno una prova e mancava la conferma, ieri sera si è avuta vincendo e convincendo: il Verona è guarito. Certo, dovrà essere rafforzato a gennaio (specie nelle seconde linee) e Setti ha detto che la società interverrà, ma quello che più conta è che il Pecchia ferito e discusso ha ritrovato la sua squadra e si è rilegittimato. Certo, vivrà ancora nel “sommergibile” come dice lui, tra i “tesi e sospesi” come diceva Marinetti, ma più fiero, forte e consapevole, ben felice di scambiare altre rughe e capelli grigi per nuove vittorie.
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