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NON COSTRUIAMOCI ALIBI PERICOLOSI

“E’ ora di diventare grandi” scrivevo lunedì su queste pagine. Il riferimento era, in particolare, al ciclo di fuoco Benevento-Avellino-Spal-Frosinone. Il riferimento era, anche, a un Verona – scrivevo – fin lì “con un senso di incompiutezza, leader del torneo, ma senza (ancora) un vero carisma; primo da mesi, ma sempre sul filo di un’inerzia volubile”. La partita di ieri è l’emblema di queste mie parole, le attesta e le afferma. Un Verona per 50-60 minuti con un gioco relegato perlopiù a qualche ripartenza (in particolare del generoso Luppi e dell’ottimo Bessa) e a flebili e pigri lanci lunghi, nell’attesa della solita giocata risolutiva e solitaria di Pazzini. Poi la reazione – più di pancia che di testa, più di orgoglio che di forza – e un pareggio meritato, ma non convincente, non risolutore dei problemi. Contro, ricordiamolo, un Benevento ottimo e organizzato, che lotterà per la promozione diretta, ma che in trasferta ha raccolto appena 11 punti dei suoi 40 (mentre il Verona in casa 30 dei suoi 45). Un dato, questo, di cui tenere conto per fotografare una realtà che permane critica.

Gira che ti rigira dopo Spezia siamo regrediti e non ci siamo più ripresi compiutamente. Regrediti sul piano dei risultati (15 punti in 11 partite contro i 30 delle prime 13), regrediti in quello del gioco, fino ad arrivare ieri sera a giocare per alcuni tratti modalità difesa-contropiede, un no sense per una squadra costruita per offendere e senza una qualità difensiva tale da potersi permettere di abbassare il baricentro. Concluso con un nulla di fatto il calciomercato, va presa coscienza di questo, la devono prendere Fusco e Pecchia, che non vorrei regredissero a loro volta a causa di una mancanza di reale autocritica (vedi dichiarazioni come quelle di ieri sui “24 tiri in porta” del ds o del “creiamo tanto” dell’allenatore).

Siamo ancora primi, certo, ma non si vive di rendita. Serve cambiare passo, a partire da Avellino. Mancherà Pazzini (presumibilmente anche con la Spal), ieri vergognosamente espulso. Capisco le dichiarazioni al vetriolo di Fusco contro Abisso (nomen omen), che non ha tanto condizionato la partita di ieri, ma rischia di condizionare le prossime. Credo che la rabbia del ds fosse dovuta a questo, ma l’ultima cosa che serve al Verona di adesso è una bolla dove costruirsi alibi. Senza un fuoriclasse come il Pazzo è ora che torni a emergere il collettivo.

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