Dannato vivere. Il popolo del Verona a festeggiare e io qui a scrivere. Guardateli, toccateli quegli oltre 4 mila di Cesena là nella curva ospiti del Manuzzi. Guardateli, toccateli quei 5 mila in Bra pronti a buttarsi nella fontana. “Ciò che conta è avere sempre qualcosa da attendere” scriveva Didier van Cauwelaert. E Verona l’attendeva questa promozione. Verona oggi attendeva la partita, tra un senso di repressione lungo una stagione da voler finalmente sfogare e quel filo di ansia che accompagna sempre le vigilie che indicano uno spartiacque.
Che promozione è? Forse ce ne sono state di più epiche, inaspettate ed emozionanti anche in tempi recenti. Ma questa potrebbe essere la promozione più significativa e importante degli ultimi anni. Innanzitutto perché anche i simboli hanno il loro peso: Cesena 27 anni fa rappresentò la chiusura di un decennio irripetibile e leggendario, quello degli anni ’80. Quel nefasto pomeriggio il Verona senza saperlo saliva su una vecchia altalena cigolante: da allora infatti più bassi che alti, con solo 8 campionati di A, 15 di B e addirittura 4 di C. Chissà invece che adesso Cesena possa rappresentare l’inizio di un nuovo ciclo. Non si chiede ovviamente lo scudetto (sarebbe da irrealisti e irresponsabili), ma un consolidamento in serie A quello sì, come promise Maurizio Setti quando acquistò il club nel 2012.
Dopo 27 anni è ora di scendere da quella vecchia altalena cigolante.
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