Improvvisamente il Var scese tra noi. C’è qualcosa di mistico nella sua ascesa. E può esserci qualcosa di umano (e oggi anche di giusto) nella tecnologia. Il Var ci ha accarezzato, salvandoci dalla disperazione e dalla frustrazione. Umanesimo tecnocratico, una nemesi, ma il Verona riesce pure in questo, a trasformare una macchina in un’emozione. Fino a ieri la moviola in campo sembrava non ci riguardasse. Oggi ci ha consegnato un’epica rimonta. Le vie di mezzo, noi, non le contempliamo.
Nemmeno fuori dal campo, se è per quello. Ho letto commenti sui social network di chi sperava che il Verona perdesse così Pecchia se ne andava. A parte che sarebbe stato tutto da vedere, dato che a Torino (anche prima del pareggio) si è intravisto qualche lieve miglioramento – non che ci volesse poi molto, prima si era a un livello sotto la dignità, oggi (al netto della parte emozionale) si è raggiunta la mediocre normalità tecnico-tattica di una squadra da bagarre salvezza, un ibrido di grande volontà e grossolani errori sia individuali che tattici.
Ma qua forse qualcosa sta sfuggendo. Come si fa a volere che il Verona perda? E’ un’emozione reale di una parte della piazza, o è una folle amplificazione da social?
Pecchia non è mai stato amato. Pecchia ha (tutt’ora) limiti tecnici e in molte (quasi tutte?) altre società, già lo scorso anno, non avrebbe goduto dei bonus avuti qui a Verona. Limiti che ha dimostrato anche oggi, vedi la fase difensiva, la scelta di Fares terzino, la posizione di Cerci che da anni non è più un’ala destra e l’ennesima esclusione di Pazzini con Kean mandato allo sbaraglio solo contro tutti. Sarà una coincidenza, ma l’ingresso del Pazzo ha comunque “alzato” la squadra, aiutato l’imberbe compagno e messo pressione agli avversari.
Ma un conto è la critica, anche radicale e non paracula (privilegio peraltro di pochi tra i media), che è necessaria e anzi aiuta a crescere, un conto il pregiudizio e soprattutto le guerre personali, specie se c’è di mezzo il Verona, bene supremo da difendere da tutto e da tutti.
Già, il Verona. Dove lo mettiamo il Verona? Valeva per Mandorlini e oggi vale per Pecchia. Si può gioire per una vittoria, pur sognando un altro allenatore. Si può godere e al contempo ritenere il tecnico inadatto. Sono due piani diversi e perfettamente compatibili. E’ così difficile capirlo?
Identità è anche questa. Mandorlini non era il Verona. Pecchia non è il Verona. Vogliamo uscire una volta per tutte da questo dannatissimo e nevrotico equivoco?
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