Non ce ne voglia Tonino Guerra alias Filippo Fusco, di professione ottimista (con tanto di citazione di un incolpevole Papa), ma per salvarsi, come diceva il più prosaico Genio Fascetti, “servono i giocatori buoni” (pure in questa deprimente serie A) e non fumose supercazzole di bassa filosofia. In primis un centravanti, professione antica eppure sconosciuta nel Verona, dacché Tonino alias Filippo ha infarcito la squadra di seconde o mezze punte (Kean, Bessa, Verde, Valoti, Cerci, chi più ne ha più ne metta) senza pensare a un-attaccante-uno, assodato che Pazzini non rientrava nei piani. Per tacere poi del caso Caceres (congedo da gran signore, chapeau), con il ds che ancora una settimana fa negava l’evidenza ripetendo la stanca litania “ha un contratto con noi fino al 2018”. Ma pensano che abbiamo l’anello al naso? Senza l’uruguagio la squadra sarà ancora più debole di quello che già è. E lasciamo perdere la voragine della fascia sinistra, bellamente trascurata in estate. Dal mercato devono assolutamente arrivare 3-4 rinforzi. Se siamo ancora in corsa è demerito degli altri e non merito nostro. Continuiamo a scherzare con il fuoco? I discorsi sull’ottimismo e il pessimismo sono fumo negli occhi, predicozzi fuori luogo, affabulazioni riuscite pure male con citazioni colte che le rendono ancora più stonate. Cominciamo a parlare di calcio e a fare autocritica, caro Fusco?
Non ce ne voglia l’intoccabile “Profeta” Fabio Pecchia, la cui carriera da tecnico e lo score in campionato suggerirebbero umiltà e che tuttavia umiltà non ha con quel sorrisino professorale d’ordinanza che accompagna le sue dichiarazioni “lunari”. Vince 3-0 con il peggior Milan che si ricordi e dopo una serie infinita di sconfitte, alcune pure imbarazzanti, va in Rai (radio) a gigioneggiare e a dire che l’ambiente di Verona non aiuta (a nemmeno 24 ore da una vittoria in un Bentegodi da brividi). Perde 4-0 a Udine e afferma che “non è grave” (quisquilie). Ieri sera è tornato ad attaccare l’ambiente asserendo in sostanza che è per quello che “facciamo risultato più fuori casa che in casa” (cosa peraltro falsa). Continua con l’ormai irritante solfa della crescita (rispetto allo sconcertante avvio di campionato decrescere era impossibile), senza peraltro affrontare mai nessun tema tecnico-tattico. Cominciamo a parlare di calcio, caro Pecchia?
Non ce ne voglia l’ex amico di Volpi Maurizio Setti, ma la gestione di Caceres è uno dei capitoli calcisticamente più umilianti della storia del Verona. Arrivato a Verona in deficit atletico e fisico, ora che sta bene lo diamo alla Lazio dell’amico Lotito. Work in progress. Stiamo lavorando per voi. Anzi no, per gli altri. Cominciamo a fare calcio, caro Setti?
Lascia un commento