Scusate se non m’illudo. Non l’ho fatto neppure dopo l’exploit di Reggio Emilia con il Sassuolo ammutinato contro Bucchi e ancora meno dopo il 3-0 rifilato a quel Milan dead man walking. Troppe poche vittorie e finanche illogiche (nel risultato e nelle dimensioni) per cogliere i meriti nostri e non i demeriti altrui. Vittorie a cui sono seguite orrori in serie.
Scusate se non m’illudo. Lo storico del Verona del trio meravilla Setti-Fusco-Pecchia edizione 2017-18 parla chiaro: vittorie (poche) altisonanti, sconfitte (troppe) oscene. Il filo logico è che non c’è… un filo logico: manca continuità – innanzitutto di gioco – e solidità tecnica, tattica, agonistica e identitaria (in primis nella scelta degli uomini sui cui puntare).
Scusate se non m’illudo. La classifica resta drammatica. Le rivali (Spal e Crotone), pur non irraggiungibili (ma 4 punti non sono pochi), stanno ingranando e il calendario non ci sorride.
Scusate, però vorrei illudermi. E soprattutto crederci. Ma non mi basta vincere facile, sempre e solo contro chi non ha mordente. Vorrei cominciare a vincere…difficile, quando conta davvero, negli scontri diretti e nella partite senza domani, quando la palla scotta e i ritmi s’impennano. Il Verona oggi non ne è capace. Anzi. Domani, chissà.
Scusate, fatemi allora illudere. E crederci. Ma non ora. Non oggi. Prima voglio vedere l’Hellas con Roma, Samp, Lazio, Benevento, Torino, Chievo e Atalanta. Pretendo continuità e (almeno) 10-11 punti. E’ la soglia minima per tirare a campare.
Sennò Firenze sarà solo fuffa. Sbobba da quattro soldi. Meno di un brodino. Una flebo, ecco, una flebo per un Verona ancora, ahimè, agonizzante, ma che perlomeno respira (e respiriamo anche noi, ché scrivere e commentare sempre oscenità alla lunga è devastante). È già qualcosa, almeno diamo un senso a tutto. Ma “tu dimmi che non vuoi morire” caro Verona.
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