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GIÀ… I FATTI CARO SETTI

Giovanotto…carta, calamaio e penna, su avanti scriviamo!”. Amore in quantità. “Ma si, fai vedere che abbondiamo. Abbondandis in abbondandum, che poi dicono che siamo provinciali…”.

Lettere aperte, quasi commoventi. Totò e Peppino? No. Ernest Hemingway e Marlene Dietrich? Men che meno. Setti, sì, Setti e il suo panegirico di ieri.  

C’è l’immancabile retorica della strada (“sono figlio di operai”).

C’è il risentimento (giustificato) verso chi usa per offendere “persone che non ci sono più” (ma l’autore si è scusato pubblicamente e sarebbe stato altrettanto giusto ricordarlo); salvo poi usare per “difendersi” le stesse persone che non ci sono più. E che peraltro non possono commentare il passaggio sul fallimento sfiorato (“una società che era vicina al fallimento, proprio come quel Verona che mi venne ceduto”).

C’è l’invito a venire con il proprio commercialista per controllare il bilancio del Verona (ma spero anche delle altre società della complessa catena di controllo e magari della società anonima lussemburghese), tuttavia nemmeno si prova a confutare nel merito l’analisi di Verona col Cuore (che commercialisti sono!).

C’è la lode a Fusco in un “mondo fatto di furbetti che ho anche conosciuto da vicino”. Spero non si riferisse a Lotito e Preziosi, non due verginelle, con cui Setti è stato immortalato a pranzo in Lega.

C’è poi quella che sembra avere tutta l’aria (ma certamente sbagliamo) di un excusatio non petita accusatio manifesta: “Osvaldo Bagnoli presidente onorario non è e non sarà mai un gesto per abbindolare la tifoseria”. Perché specificarlo? Chi mai l’ha detto o scritto?

C’è poi il coup de théatre, assai demagogico: “Chiunque voglia chiedere chiarimenti e spiegazioni può scrivermi a…”. Ma intanto nessun cenno di risposta ai giornalisti (ad esempio il sottoscritto) che da mesi propongono interviste e-o incontri anche solo informali per capire.

C’è infine il solito refrain sui fatti che lui preferisce alle parole. Bene i fatti parlano di un presidente che ha goduto di introiti milionari come nessun’altro predecessore. Che ha rilevato il Verona in B ereditando una squadra tecnicamente già strutturata (Jorginho, Maietta, Hallfredsson, Rafael). Che dopo tre anni positivi ha silurato il ds (lo stesso che ha portato Fares, Valoti e Zaccagni, ora citati come patrimonio) ed è stato capace di collezionare una retrocessione umiliante, una promozione per il rotto della cuffia e un campionato – l’attuale – che rischia di essere addirittura più umiliante di quello di due anni fa.

I fatti – seguendo l’analisi di Verona col Cuore ad oggi non smentita e non confutata – raccontano dell’improduttività della società di marketing HVMC, di un’anticipazione finanziaria alla Seven 23 (la società dei marchi di abbigliamento di Setti) e degli ultimi due bilanci della HV7 non disponibili. I fatti ci riportano alla cessione del marchio del 2013 che ha salvato il bilancio. I fatti confermano i rapporti finanziari, perlomeno indiretti, con Volpi per anni smentiti. I fatti sono il quinquennale a Pazzini (5 anni!), poi soprammobile solo due anni dopo (la chiamiamo continuità di gestione? Programmazione? Lo definiamo progetto?). I fatti parlano di un forte e improvviso ridimensionamento economico, a cui non è mai stata data spiegazione.

Setti dice che è stanco di falsità, ma sarebbe auspicabile una maggiore onestà intellettuale da parte sua.

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